Commento alla Liturgia

Venerdì della XXXII settimana di Tempo Ordinario

Prima lettura

2Gv 1a.3-9

1Io, il Presbìtero, alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli, che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità, 2a causa della verità che rimane in noi e sarà con noi in eterno: 3grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell'amore. 4Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. 5E ora prego te, o Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 6Questo è l'amore: camminare secondo i suoi comandamenti. Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell'amore. 7Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo! 8Fate attenzione a voi stessi per non rovinare quello che abbiamo costruito e per ricevere una ricompensa piena. 9Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio. 10Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, 11perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malvagie. 12Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo con carta e inchiostro; spero tuttavia di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena. 13Ti salutano i figli della tua sorella, l'eletta.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 118(119)

R. Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. R.
 
Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.
Ripongo nel cuore la tua promessa
per non peccare contro di te. R.
 
Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge. R.

Vangelo

Lc 17,26-37

26Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: 27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà. 31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32Ricordatevi della moglie di Lot. 33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. 34Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l'uno verrà portato via e l'altro lasciato; 35due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà portata via e l'altra lasciata". [ 36] 37Allora gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi".

Commento alla Liturgia

Seduttori

MichaelDavide Semeraro

L’apostolo ci mette in guardia dai «seduttori che non riconoscono Gesù venuto nella carne» e sottolinea che questo è il «seduttore e l’anticristo!» (2Gv 7). Il Signore Gesù, da parte sua, non lesina nel metterci in guardia da tutto ciò che rischia di renderci ciechi e insensibili davanti a quei segni che ci spingono ad andare sempre più in là delle apparenze e delle illusioni e ci offre la chiave d’oro del discernimento spirituale:

«Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva» (Lc 17,33).

La parola del Signore Gesù, unitamente all’esortazione dell’apostolo, ci portano al cuore del combattimento spirituale, che si identifica con una lotta senza quartiere contro tutto ciò che rende la nostra vita appiattita sul presente. Quando cediamo al fascino dell’immediato, facilmente ci ritroviamo a smarrire il senso dell’orientamento e la capacità di andare oltre le apparenze. Così ci viene ricordato che i nostri antenati: «mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano…» (17,28), ma senza rendersi realmente conto di quello che stava succedendo e di ciò che di prezioso stavano perdendo in termini di profondità e di senso.

Sullo sfondo di una realtà dominata dalla superficialità e dall’oblio, si staglia la figura di Noè il quale, mentre tutti sembrano addormentati in una incapacità di guardare oltre l’immediato, «entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti» (17,27). Potremmo immaginare il dolce Noè che costruisce un barcone mentre impera sulla terra una grande siccità e mentre in cielo non si scorge nemmeno una nuvola… si può immaginare quanto sia stato deriso fino a essere compatito. Eppure solo Noè con i pochi della sua famiglia sarà in grado di attraversare la storia fino a permettere che questa conosca un nuovo inizio. Il Signore Gesù evoca Noè, ma non dimentica di evocare pure la «moglie di Lot» (17,32). Essere discepoli significa non fermarsi mai e non guardarsi mai indietro, ma procedere verso il futuro accettando che dietro e dentro di noi crollino su se stesse le piramidi delle illusioni e delle tergiversazioni.

La lettura della seconda lettera di Giovanni ci lascia nel cuore un senso di profonda consolazione mista a una sana inquietudine: «Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti» e ancora

«Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell’amore» (2Gv 6).

Secondo l’apostolo, amare fa tutt’uno con camminare. Pertanto camminare è sempre un modo per accedere alla «verità» (4) accettando che tutta una serie di cose scompaiano e muoiano, senza cercare in alcun modo di arrestare l’inevitabile: «così, chi si trova nel campo, non torni indietro» (Lc 17,31).

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