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L'espressione «figlio della pace» è idiomatica. Con questo genere di costruzioni, in ebraico, si allude a qualcuno appartenente a una certa classe o genere di persone. In questo caso Gesù allude a qualcuno che appartiene alla categoria dei pacifici, cioè di quanti restano aperti all'accoglienza dell'altro e della parola di cui è portatore.
Si può notare che lo strumento di guarigione offerto da Gesù ai discepoli non è altro che l'annuncio del regno e della sua vicinanza alla nostra umanità.
L'apparente durezza con cui si chiude il vangelo non è l'autorizzazione a volgersi contro gli altri quando si dimostrano ostili e chiusi. Anzi, Gesù sembra dire di non prendersela quando la missione non suscita accoglienza. L'unico che può e potrà giudicare è Dio alla fine dei tempi. Nell'apostolo deve rimanere ferma la speranza che, però, il regno di Dio resta vicino.
Commento alla Liturgia
Giovedì della XXVI settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Gb 19,21-27b
21Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei, perché la mano di Dio mi ha percosso! 22Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? 23Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, 24fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia! 25Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! 26Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. 27Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro. Languisco dentro di me.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 26(27)
R. Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!». R.
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi. R.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.
Vangelo
Lc 10,1-12
1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11"Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
Note
Agnelli in mezzo a lupi
“Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. C’è sempre qualcosa che precede Gesù, ed è la testimonianza dei suoi discepoli. Un cristiano dovrebbe avere come scopo proprio quello di preparare il terreno all’incontro con Cristo e mai sostituirsi a questo incontro. Una Chiesa che pensa di poter occupare il posto di Cristo non è autenticamente la sua Chiesa, perché una vera Chiesa fa crescere la nostalgia di Lui, prepara il terreno affinché possa essere accolto, ma non pensa di essere la risposta ultima alla domanda di senso che riecheggia nel cuore degli uomini. Solo Gesù è la vera e unica risposta a questa domanda. Noi abbiamo solo il compito di disseppellirla, di renderla possibile, di ravvivarla. È l’esperienza che capita, ad esempio, quando si legge il diario di Santa Teresa di Gesù Bambino che oggi festeggiamo. La testimonianza di questa piccola e straordinaria monaca carmelitana dischiude nei cuori di chi la legge, una nostalgia immensa di santità. Ella apre un piccolo varco, una piccola via, ed è proprio attraverso di essa che Gesù si fa spazio fino ad arrivare nella vita delle persone. Ecco perché Teresina di Liseaux è stata la perfetta incarnazione del discepolo descritto nel Vangelo: “io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada”. La maggior parte della sua vita, Teresa l’ha vissuta in famiglia e poi in clausura. Eppure il cuore missionario di questa donna ha attraversato in lungo e largo la Chiesa. Perché un discepolo sa di essere fragile come un agnello davanti a un lupo, ma sa anche che chi lo manda è più forte dei lupi, e per questo confida solo in Lui e non in strategie o cose materiali. Una sperduta monaca francese ha suscitato più missionari di moltissime altre strategie pastorali, perché ha saputo preparare il cuore di molte persone all’incontro con Cristo senza mai prendere il Suo posto.
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