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Per presentare quelli che conosciamo come i Dodici apostoli, Matteo usa il termine μαθητής (mathetès), la cui radice è il verbo μανθάνω (manthàno), che significa imparare. L’evangelista segnala così, con la scelta di questo termine, che chiunque è chiamato da Gesù, in ogni tempo, è anzitutto un discepolo, e che quanti sono disposti a imparare ricevono lo stesso potere del Maestro.
Con questo avverbio δωρεάν (doreàn) in cui risuona la radice δίδωμι (dìdomi), che significa dare, Matteo si riferisce alla possibilità di offrire o acquisire qualcosa senza pagamento, come un dono. Tenendo sullo sfondo due ulteriori sfumature di senso: ricevere e dare “senza concorso di colpa, immeritatamente, senza una ragione” e “senza motivo, invano”.
Commento alla Liturgia
Sabato della I settimana di Avvento
Prima lettura
Is 30,19-21.23-26
19Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. 20Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, 21i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: "Questa è la strada, percorretela", caso mai andiate a destra o a sinistra. 23Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. 24I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio. 25Su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d'acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri. 26La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 146(147)
R. Beati coloro che aspettano il Signore.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele. R.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome. R.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi. R.
Vangelo
Mt 9,35-38.10,1.6-8
35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!". 1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Note
Nuovi operai
“Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità”. Il camminare di Gesù non è un girovagare senza senso. Il suo è il cammino verso la casa del Padre. E proprio in questo viaggio verso casa, Lui, che è il figlio unico, va alla ricerca di uomini e donne da rendere fratelli con Lui. L’Amore che c’è tra il Padre e il Figlio non è chiuso in sé, ma vuole essere condiviso, distribuito anche agli altri. In questo senso Gesù non trascura nessuno, ma ovunque c’è un uomo, lì c’è anche la sua sollecitudine nel cercarlo. “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»”. La vera evangelizzazione è il prolungamento della compassione di Gesù. C’è molto da fare, e molti aspettano che qualcuno li tiri fuori dal loro inferno, ma Gesù non sottolinea questa sproporzione tra il molto lavoro e i pochi operai dicendo a chi lo ascolta “datevi da fare!”, chiede invece loro di pregare il Padre perché sia Lui a mandare nuovi operai, perché evangelizzare, prolungare la compassione di Gesù nella storia, è solo un dono che può fare Dio rendendoci come Gesù nel mondo. L’evangelizzazione non nasce da una strategia, ma da un dono chiesto a Dio. Ma cosa fa uno che evangelizza? “Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Il regno ha a che fare con il presente e non con un futuro lontano. Chi incontra Dio non incontra la promessa che le cose un giorno cambieranno, ma che questo cambiamento è già in atto ora e bisogna avere occhi per accorgersene. E gli effetti di questa evangelizzazione sono effetti di guarigione da tutto ciò che restringe e impedisce la vita. Segno distintivo? La gratuità.
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