Il sostantivo πέτρα (petra) è utilizzato nel senso di sostrato roccioso, basamento, per distinguerlo da λίθος (lithos) che indica la pietra come sasso o masso singolo. Matteo sceglie πέτρα (petra) per il racconto di resurrezione, quando descrive il terremoto che spezza le rocce, e anche per il sepolcro di Gesù, che era stato scavato “nella roccia”. Con questa caratteristica di stabilità, il sostantivo si presta a indicare le adeguate fondamenta di un edificio.
Con un gioco di parole, πέτρα (petra) trasferisce l’idea di solidità sul nome che Gesù assegna all’apostolo Πέτρος, scelto come roccia su cui edificare la sua chiesa.
Solo quando il Nuovo Testamento cita l’Antico per applicare a Gesù l’immagine della “pietra di scandalo” o “d’inciampo” (cf. Rm 9,33 e 1Pt 2,8, che citano Is 8,14), allora usa πέτρα (petra) nel senso di λίθος (lithos).
Commento alla Liturgia
Giovedì della I settimana di Avvento
Prima lettura
Is 26,1-6
1In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: "Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza. 2Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele. 3La sua volontà è salda; tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. 4Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, 5perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l'ha rovesciata fino a terra, l'ha rasa al suolo. 6I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 117(118)
R. Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti. R.
Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza. R.
Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.
Vangelo
Mt 7,21.24-27
21Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande".
Note
Approfondimenti
Il sostantivo πέτρα (petra) è utilizzato nel senso di sostrato roccioso, basamento, per distinguerlo da λίθος (lithos) che indica la pietra come sasso o masso singolo. Matteo sceglie πέτρα (petra) per il racconto di resurrezione, quando descrive il terremoto che spezza le rocce, e anche per il sepolcro di Gesù, che era stato scavato “nella roccia”. Con questa caratteristica di stabilità, il sostantivo si presta a indicare le adeguate fondamenta di un edificio.
Con un gioco di parole, πέτρα (petra) trasferisce l’idea di solidità sul nome che Gesù assegna all’apostolo Πέτρος, scelto come roccia su cui edificare la sua chiesa.
Solo quando il Nuovo Testamento cita l’Antico per applicare a Gesù l’immagine della “pietra di scandalo” o “d’inciampo” (cf. Rm 9,33 e 1Pt 2,8, che citano Is 8,14), allora usa πέτρα (petra) nel senso di λίθος (lithos).
I passi dei poveri
Le Scritture di oggi legano la venuta del Signore al modo in cui facciamo il cammino della vita e a quale tipo di forza scegliamo di adottare nelle nostre valutazioni e nelle nostre scelte. Chi di noi vorrebbe ritrovarsi, anche solo accidentalmente, all’interno di quella casa incapace di reggere l’urto delle intemperie e degli imprevisti?
«Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,26-27).
La parabola delle due case, con cui il Signore Gesù conclude il lungo discorso della montagna, non è riducibile a un’esortazione alla coerenza, tanto utile quanto insufficiente a descrivere la sequela cristiana. Chiunque prova a prendere sul serio il vangelo, scopre ben presto quanto sia impossibile essere discepoli fondati sulla propria determinazione. L’insegnamento del Maestro vuole dire una cosa ancora più profonda ed esigente. È un invito a considerare la messa in pratica del vangelo come tappa imprescindibile del processo di ascolto e conversione. Entra nel Regno chi prova a fare, non chi ascolta a oltranza.
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21).
Indubbiamente, fare senza capire, mettere in pratica rinunciando alla pretesa di apparire coerenti ci immette in un cammino di vera umiltà, per non dire di continua umiliazione. Ma è proprio questo tipo di andatura che introduce dentro le mura della «città forte» (Is 26,1) e ci fa scoprire e gustare quanto il Signore sia «una roccia eterna» (26,4), su cui è sempre possibile contare. Il profeta Isaia assicura che chi sembra posto in fondo alle graduatorie del mondo, a causa del suo rapporto con Dio e con la sua giustizia, è destinato ad avanzare oltre e prima degli altri. Per questo la venuta del Signore è così universale, inclusiva, alla portata — e al passo — di tutti. Chi non si sente “povero” alzi la mano!
«(il Signore) ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri» (Is 26,5-6).
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