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Lo spettro di significato del verbo συμβάλλω (sumbàllo) può oscillare tra “essere di aiuto” e “affrontare, combattere” qualcuno. Questi due estremi di senso e le relative sfumature hanno in comune una caratteristica: essere azioni da compiere “insieme” (σύν, sùn), si tratti di confrontarsi su un determinato argomento, accordarsi o litigare. Su questo sfondo possiamo intendere il meditare di Maria come un “prendere insieme (σύν, sùn) tutte le parole e i fatti” che ha davanti agli occhi, scegliendo come interlocutore il suo cuore, lì dove abita non solo la sua volontà ma anche la voce di Dio.
Commento alla Liturgia
Maria Ss. Madre di Dio
Prima lettura
Nm 6,22-27
22Il Signore parlò a Mosè e disse: 23"Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così benedirete gli Israeliti: direte loro: 24Ti benedica il Signore e ti custodisca. 25Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. 26Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace". 27Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 66 (67)
R. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.
Seconda Lettura
Gal 4,4-7
4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, 5per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: "Abbà! Padre!". 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Vangelo
Lc 2,16-21
16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. 21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Note
Accogliere... la benedizione
Il passaggio da un anno all’altro viene accompagnato dalla Liturgia con tre brevi letture, che sembrano volerci offrire tutto quello che ci serve per attraversare il tempo senza subirlo come un inarrestabile cammino di decadenza, ma come occasione per diventare sempre più vivi. La prima cosa che ci serve è la capacità di essere benedetti e di benedire. Il testo del libro dei Numeri ci ricorda la formula di benedizione sacerdotale tanto solenne quanto legata alla vita e alle necessità di ogni giorno:
«Ti benedica il Signore e ti custodisca» (Nm 6,24).
Le parole con cui il sacerdote benedice il popolo sono l’invocazione di un sorriso, quello di Dio che accompagna benevolmente la nostra vita verso la «pace» (6,26). L’apostolo Paolo ci ricorda la cosa più necessaria per camminare nella vita ed è la consapevolezza di essere «figli» (Gal 4,6) e non schiavi. Non è facile essere liberi, non è così facile essere figli di Dio. Per questo il Vangelo ci chiede di avere gli stessi occhi dei pastori i quali «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino» (Lc 2,16). La cosa che ci serve per camminare nel tempo senza che il tempo ci schiacci è avere uno sguardo in grado di vedere e un cuore capace di stupore.
Mettendo insieme questi tre passi appena evocati, possiamo dire che la benedizione necessaria per continuare a vivere è una crescita in consapevolezza di quella che è la nostra dignità, una consapevolezza che deve essere continuamente alimentata dallo stupore. Allora possiamo metterci davanti al presepio assumendo gli stessi sentimenti annotati dal Vangelo: «Tutti quelli che udivano si stupirono» e
«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,18-19).
Proprio in questa solennità della Madre di Dio, Maria viene indicata solo con il suo nome e non come madre. Ciò che rende Maria madre di Dio, è questa sua capacità a essere fino in fondo attenta a se stessa, tanto da dare a Gesù tutta la libertà di riconoscere e rivelarsi come il Figlio di Dio. Persino il «nome Gesù« (2,21) imposto al bambino nel momento della circoncisione, non viene dai suoi genitori, ma viene da più lontano: «come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo». Maria è attenta, è paziente, prepara ogni cosa per la vita di suo figlio, senza smettere di essere attenta a se stessa e alla pienezza del suo essere «donna» (Gal 4,4) prima ancora di essere madre… anzi per essere veramente madre. La qualità della sua vita è l’ambiente umano che rende uomo il Verbo del Padre. In Maria tutto è attenzione, in un ascolto che si fa sensibile a ciò che viene da dentro, ma anche a ciò che viene da fuori. La Madre di Dio ascolta e accoglie ciò che porta dentro di sé senza mai dimenticare di ascoltare a di accogliere quel mondo che la circonda e a cui è chiamata, in modo unico, a donare lo stupore di una benedizione ritrovata. Da Maria siamo chiamati a imparare a pregare in modo giusto, a meditare adeguatamente, a vivere in pienezza per poter partorire non vento, ma la presenza di Cristo al cuore del nostro cuore e del mondo intero.
Non capiremo, e forse pure non ci piacerà, tutto quello che in questo anno accadrà a noi e o nel mondo, ma non scoraggiamoci e lasciamoci accompagnare da Maria, la quale, pur non comprendendo tutto quello che le sta succedendo, non giudica e non si angoscia, ma conserva tutto gelosamente nel suo cuore e lo offre a Dio in un dialogo personale fatto di totale abbandono e fiducia. Quanto non rientra nei nostri desideri e nei nostri progetti può diventare un’opportunità, soprattutto un’opportunità di crescita ulteriore, che significa un ampliamento delle possibilità e delle modalità in cui immaginiamo la vita. La Liturgia non ci impedisce di festeggiare il capodanno, ma ci ricorda che il tempo davanti a noi ci è dato per scoprire quel nome che sta «prima» (Lc 2,21) di noi come benedizione e dignità di figli di Dio che è tutta da scoprire e tutta da onorare. Abbiamo tutto il tempo… abbiamo tutto l’anno!
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