L’evangelista dà voce qui a una preghiera esplicita di Gesù, non solo – come in altri e più numerosi passi – riferendosi al suo modo di pregare, ma svelandone proprio il contenuto attraverso il verbo ἐξομολογέω (exomologhèo), in una delle sue sfumature di significato:
- acconsentire a una proposta, a un’offerta;
- ammettere o confessare un errore, un peccato;
- riconoscere qualcosa o qualcuno, professandolo o dichiarandolo apertamente;
- lodare, significato che emerge dagli ultimi due (confessare e professare): è questo il senso proprio del termine in Lc 10,21, dove Gesù esprime un esultante riconoscimento della benevolenza di Dio Padre e creatore.
La ricchezza di questo verbo è tale da ricondurre all’Antico Testamento, che nella versione greca utilizza ἐξομολογέω (exomologhèo) per tradurre ordinariamente il verbo ebraico della lode e del ringraziamento (hodah), per esempio nel Salmo 85(86),12 che recita «ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre».
Un altro aspetto sorprendente della preghiera di Gesù verso il Padre è che la lode non riguarda i motivi più diffusi nella preghiera ebraica, come la magnificenza della sua opera e dei suoi interventi nella storia, ma riguarda la rivelazione di un mistero: il mistero della benevolenza di Dio verso i piccoli, della relazione intima di amore tra il Padre e il Figlio e, soprattutto, dell’inserimento in questa comunione dei discepoli di ogni tempo, ai quali il Signore ha «dato conoscere i misteri del regno di Dio» (cf. Lc 8,10).
Il volto del Dio dei piccoli. La grandezza dei piccoli
Lc 10,17-24
Lc 10,17-24
17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli". 21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: "Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo". 23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono".
Approfondimenti
Il volto del Dio dei piccoli. La grandezza dei piccoli
Contemplare il volto di Dio
PRESENTAZIONE
Dopo aver chiamato i Dodici e aver preso con sé le tre donne, Gesù chiama a collaborare alla sua missione ben settantantadue altri discepoli. La ragione è che la messe (la gente che segue Gesù con domande e bisogni urgenti) è aumentata e Gesù non vuole che il buon annuncio si faccia attendere da chi lo sta cercando. Benché non venga esplicitamente affermato, i settantadue mostrano di avere forza, autorità e compiti analoghi a quelli degli Apostoli. Gesù li manda due a due, “davanti” a Lui: sono degli apripista del suo annuncio. La loro principale caratteristica è la mitezza: Gesù li invia, infatti, come “pecore in mezzo ai lupi”.
PER LEGGERE E COMPRENDERE: il volto del Dio della gioia
“I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome (…) Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,17.20).
Come aveva fatto per i Dodici, così Gesù ha inviato anche i Settantadue nuovi discepoli. Grande è il successo della missione di ambedue questi gruppi, tale da generare una gioia e un entusiasmo incontenibili. Gli Apostoli, però, avevano anche mostrato qualche debolezza. Un giorno che gli era stato chiesto di scacciare un demonio dal figlio unico di un uomo, essi non avevano potuto farlo (cf. 9,40). Quel giorno il Maestro si era infuriato contro di loro dicendo: “O generazione senza fede e corrotta, fino a quando sarò con voi e vi sosterrò?” (Lc 9,41). Una parola forte e durissima di Gesù verso i Dodici! Ma se i Dodici furono causa di rabbia e di delusione, il contrario accadde per i Settantadue.
“In quella stessa ora Gesù trasalì di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché ciò ti ha reso felice” (Lc 10,21).
Alla gioia dei Settantadue corrisponde, infatti, la gioia di Gesù che mai come in questo quadro viene ritratto in un momento di tanta felicità! Con la loro fede i discepoli erano stati capaci, infatti, di sconfiggere i nemici degli uomini, quelle forze del male che tenevano in prigione il corpo e l’anima. I demòni erano, infatti, una specie di colòni che una volta entrati nel cuore della gente, si impadronivano di ogni loro spazio di vita e di libertà. E per scacciarli era necessaria una fede radicale e senza riserve: proprio quella che avevano dimostrato i discepoli! Gesù resta a bocca aperta dinanzi alla fede di persone che sono arrivate dopo i Dodici, che sono più piccole di tutti loro e anche di tutte le altre che erano al suo seguito. I “piccoli” (nepioi) sono anche gli indotti, quelli che non conoscono la Legge e abissale è la loro distanza dagli Scribi e dai Farisei, persone dotte per definizione. Questi “piccoli” sono la fonte della meraviglia e della gioia del Figlio di una donna che si chiama Maria: anche lei “piccola”, “umile”, ultima creatura tra tutte che è diventata, a sua volta, la fonte della gioia di Dio!
“E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono”. (Lc 10,23-24).
L’esperienza potente dei piccoli cambia l’economia del rapporto con Dio: Dio non si rivela più attraverso la sapienza di una dottrina che solo i “grandi” e i sapienti conoscono, ma attraverso la fede in Gesù e il rispecchiarsi nel suo stesso Volto. Beati loro! Perché nella loro piccolezza si fanno specchio di quel “piccolo” grande Dio che è Gesù stesso! Così i “piccoli” entrano in una nuova relazione con Dio attraverso Gesù. Per questo sono i “beati”, coloro che partecipano, cioè, alla beatitudine di Dio in Gesù.
PER MEDITARE E ATTUALIZZARE
1. La religione cristiana si fonda su concetti, per così dire “rovesciati”: I piccoli sono i grandi, i miti “erediteranno la terra”, i poveri sono “beati”: quanto cammino deve fare il cristiano ancor oggi per “rinascere” con una mentalità così diversa?
2. Gesù si rabbuia a causa dell’incredulità dei Dodici e si illumina in virtù della fede dei “piccoli”: perché la fede è la cosa più decisiva nell’esperienza cristiana? Per chi, come noi, volesse promuovere una “rinascita” della fede, cosa ci sarebbe da proporre, innanzitutto?
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