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Il termine dogma (δόγμα) non ha il significato di verità teologica, ma è applicato ai decreti ufficiali dei re e degli imperatori e indica una prescrizione vincolante; può anche designare la legge divina. È nei Padri della Chiesa che dogma comincia a designare gli insegnamenti di Gesù. Per la prima volta nella storia del cristianesimo, qui si parla di una norma giuridica attraverso cui la Chiesa regola il comportamento dei propri membri.
Questa formula è unica nel Nuovo Testamento. Qualche analogia si ritrova nelle lettere di Paolo, ma forse, invece che forzare la dimensione cristologica, si può considerare che Luca varia le sue formule e pensa che Dio ha rimesso lo Spirito al Risorto.
Il verbo sumbibàzō (συμβιβάζω) rinvia a un’attività riflessiva: convincere, provare logicamente, dimostrare, letteralmente “portare insieme in unità” (sum-bàinō). Infatti, attraverso la visione Dio guida i suoi – quasi li costringe – a entrare nel suo piano. Ma gli effetti della visione non sono automatici: bisogna che qualcuno li interpreti per decifrarne il significato. Questo è il ruolo del “noi” che compare qui nella narrazione come il gruppo che decodifica teologicamente la visione. Dio non si impone senza mobilitare la libertà e la creatività dei testimoni.
Commento alla Liturgia
Sabato della V settimana di Pasqua
Prima lettura
At 16,1-10
1Paolo si recò anche a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: 2era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno. 6Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galazia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. 7Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade. 9Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: "Vieni in Macedonia e aiutaci!". 10Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 99(100)
R. Acclamate il Signore, voi tutti della terra.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Acclamate al Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. R.
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. R.
Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. R.
Vangelo
Gv 15,18-21
18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.
Note
La vittoria della Resurrezione
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”.
Una fede che strizza l’occhio al mondo fino ad andarci d’accordo è il campanello d’allarme che dice che nel nostro modo di vivere il Vangelo è entrata la mentalità mondana. Per sua natura la fede è un corpo estraneo per il mondo. Infatti se la cultura contemporanea è tutta costruita sull’individualismo e sull’economia, in nessun modo il Vangelo può scendere a compromessi con una simile mentalità, e per questo automaticamente chi vive diversamente è guardato con sospetto o con disprezzo dalla maggioranza. Ma a nessuno piace sentirsi una voce fuori dal coro e così preferiamo adeguarci alla massa che testimoniare fino in fondo la diversità che ci ha insegnato Cristo. Allo stesso tempo è sempre pericoloso chi gode eccessivamente di questa diversità fino al punto da diventare un fanatico della fede. Sovente è a causa di certi fanatismi che il Vangelo viene rifiutato e frainteso. In realtà dovremmo essere sempre molto umili, perché gli umili sono ostinati in ciò che considerano vero e non usano presunzione nel testimoniarlo. Senza questa umiltà avremo solo due alternative: o essere vigliacchi o diventare fanatici. A noi come antidoto è data la memoria di Gesù stesso:
“Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato»”.
Dovremmo sempre avere il coraggio di leggere la nostra vita in filigrana con quella di Gesù. In fondo ci chiamiamo cristiani perché siamo chiamati ad essere “altri Cristi”, e per questo nella storia di Gesù troviamo la nostra strada che è strada che non devia dalla Croce, ma conosciamo anche il nostro destino che è la vittoria della Resurrezione.
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