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Il verbo sunechō (συνέχω) è ricco di sfumature di significato: tenere insieme, premere, costringere, sospingere. Nelle lettere paoline è usato solo qui e in Fil 1,23. In entrambi i casi, evoca una pressione sulla persona, e nello stesso tempo rende la difficoltà di esaurire la forza dell’amore che Cristo ha per i suoi.
Alla lettera, ktisis (κτίσις) significa “creazione”, ma l’espressione può essere considerata una sineddoche, figura retorica che sostituisce un termine con un altro che mantiene col primo un rapporto di continuità (in questo caso, il tutto per la parte). Nell’AT il concetto di “nuova creazione” indica il rinnovamento che Dio opererà alla fine della storia. Paolo sottolinea invece che questo rinnovamento è stato già inaugurato al presente con la morte e risurrezione di Cristo.
Il verbo blepō (βλέπω) del v. 1, che significa “guardare”, introduce una serie di verbi di visione che esprimono il graduale approfondirsi della fede. Al v. 6 troviamo thēorēō (θεωρέω), contemplare, nel senso di cogliere qualcosa che si manifesta ai propri sensi. Al v. 8 il discepolo amato riesce a “vedere” (horaō, ὁράω): è il vedere della fede, a cui Pietro ancora non ha accesso. In ogni caso, nel racconto di Giovanni, è il vedere dentro ciò che non si vede a generare il credere, la fede pasquale.
Mnēmèion (μνημεῖον) è il sostantivo di mimnēskomai (μιμνῄσκομαι), ricordare. Dunque, qui il sepolcro ha un carattere di “memoriale”, tanto più se si considera che il termine abituale in greco per indicare una tomba è tàphos (da taptō, scavare, seppellire). La visita a un sepolcro implica quindi un ricordo e quasi chiama in causa la persona scomparsa.
La lettera del testo suona “giorno uno”, utilizzando lo stesso termine – heis-mia (εἷς – μία) – con cui il greco della Bibbia ebraica dei Settanta traduce in Gen 1,5 il “giorno uno” della creazione, che dunque non è definito “primo” (prôtos). È il giorno della separazione della luce dalle tenebre, asse su cui si sviluppa il Vangelo di Giovanni, ripreso anche qui con il riferimento al buio del mattino presto. Con questo preciso richiamo della Genesi, la risurrezione si colloca sotto il segno della creazione: creando, Dio vedeva già la Risurrezione del suo Figlio. E la Risurrezione di Cristo porta a compimento la creazione come salvezza, come alleanza.
La visione degli angeli, al singolare ànghelos (ἄγγελος), evoca chiaramente per ogni israelita la descrizione dell’arca dell’alleanza in Es 25,17-22: sul coperchio erano collocati due cherubini e, nello spazio tra essi, il Signore Dio manifestava la sua presenza, incontrando e parlando al suo popolo tramite Mosè. Gli angeli sono dunque una mediazione tra Dio e l’uomo, una mediazione sensibile perché sperimentabile solo in questa relazione. Ora la presenza di Dio sta nella sua assenza dal luogo della morte, cioè nella Risurrezione.
Questa espressione è stata tradotta in molti modi: “non mi afferrare”, “non impossessarti di me”, “smetti di toccarmi”. Il tatto è certamente presente nel significato del verbo àptō (ἅπτω), ma la forma media di questa occorrenza si potrebbe rendere con “non affliggerti, non colpirti per me”. Almeno “non ancora”, dice Gesù: non prima che per Maria diventi chiaro l’annuncio di pienezza della comunione con il suo Maestro. Questa avverrà con una presa di distanza definitiva, grazie a cui il Figlio rende partecipi i suoi fratelli (e sorelle) della propria relazione con Dio. Con questa sapienza d’amore, Maria può vivere la sua alleanza.
Commento alla Liturgia
S. Maria Maddalena
Prima lettura
Ct 3,1-4a
1Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. 2Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato. 3Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: "Avete visto l'amore dell'anima mia?". 4Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amore dell'anima mia. Lo strinsi forte e non lo lascerò, finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha concepito.
oppure
2Cor 5,14-17
14L'amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. 15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. 16Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. 17Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 62(63)
R. Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall'aurora io ti cerco,
ha sete di te l'anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz'acqua. R.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. R.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ombra delle tue ali.
A te si stringe l'anima mia:
la tua destra mi sostiene. R.
Vangelo
Gv 20,1-2.11-18
1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 11Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto". 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo". 16Gesù le disse: "Maria!". Ella si voltò e gli disse in ebraico: "Rabbunì!" - che significa: "Maestro!". 17Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"". 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: "Ho visto il Signore!" e ciò che le aveva detto.
Note
Chiamati per nome
Maria Maddalena che festeggiamo oggi è la protagonista indiscussa di questa prima apparizione del Risorto così come ce la riporta l’evangelista Giovanni. La particolarità di Pasqua sta in un dettaglio che non dobbiamo mai trascurare: è Pasqua ma nessuno lo sa ancora. Le apparizioni del Risorto sono quindi il modo attraverso cui Gesù rende consapevoli i propri discepoli di quello che è già accaduto ma che ancora non si conosce. È un’indicazione anche per la nostra vita: ciò che desideriamo c’è già ma ancora non ne siamo consapevoli. Anche per noi è Pasqua ma abbiamo bisogno di tempo, di gradualità, e di accompagnamento per capire che è davvero così. Con Maria Maddalena Gesù fa un percorso che prende inizio proprio dalle lacrime. È il dolore atroce di questa donna che la fa aggirare nel giardino del sepolcro alla ricerca di qualcosa che ella reputa prezioso, il corpo morto del suo Signore. Ma non sa ancora che è troppo poco rimanere attaccati al corpo morto, c’è un corpo vivo, risorto che la attende ma che ha bisogno di essere riconosciuto. Infatti incrocia Gesù ma non lo riconosce:
“Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo»”.
Quante volte capita anche a noi di parlare con Gesù ma non lo sappiamo? Pensiamo che siano solo i nostri pensieri, o solo delle circostanze casuali, ma in realtà è Lui che ci viene incontro e viene a portare significato alle nostre lacrime.
“Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!”.
Ecco che cos’è l’esperienza della resurrezione: è l’esperienza di sentirsi chiamare per nome proprio in quelle circostanze in cui ci sembrava di aver perso tutto. La vita delle volte ci cancella, ecco allora che l’incontro con Gesù ci ridona a noi stessi.
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