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Forse il tesoro e la perla sono simboli della sapienza, secondo la reminiscenza dal libro dei Proverbi 31,10, in cui il valore della donna forte è stimato superiore alle perle. Il senso sapienziale di queste parabole sta nel rinunciare al poco per avere il molto, nell’aprire le mani invece che tenere stretto un tesoro per paura di perderlo.
Letteralmente: “belle”, in quanto il testo greco utilizza l’aggettivo kalos (καλός), una delle parole favorite da Matteo, che la usa 20 volte nel suo vangelo, contro e 11 di Marco e le 7 di Luca.
Forse il tesoro e la perla sono simboli della sapienza, secondo la reminiscenza dal libro dei Proverbi 31,10, in cui il valore della donna forte è stimato superiore alle perle. Il senso sapienziale di queste parabole sta nel rinunciare al poco per avere il molto, nell’aprire le mani invece che tenere stretto un tesoro per paura di perderlo.
Commento alla Liturgia
Mercoledì della XVII settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Es 34,29-35
29Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. 30Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. 31Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. 32Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai. 33Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. 34Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. 35Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 98(99)
R. Tu sei santo, Signore, nostro Dio.
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo! R.
Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuèle tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva. R.
Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato. R.
Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati. R.
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio! R.
Vangelo
Mt 13,44-46
44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Note
Fedeltà, coraggio, passione
Nascosto è la parola giusta per descrivere il regno dei cieli:
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo”.
Non è un tesoro evidente, ma un tesoro che ha bisogno di tempo per essere scovato e che molto spesso è seppellito nel campo delle cose di ogni giorno, quelle che non guardiamo più, quelle che pensiamo non possano riservarci niente di nuovo. È un tesoro che fa cambiare tutto, perché è grazie ad esso che si trova il coraggio di dar via tutto, di rischiare tutto, di mettere in gioco ogni cosa. È un tesoro che ti fa sentire di nuovo vivo, perché vivo è solo chi si mette in gioco. È aver trovato un motivo per cui dare la vita, e proprio per questo sentire la grande responsabilità di non perderlo.
“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”.
Il regno dei cieli è un affare, non è il culto del sacrificio o della logica solo del perdere. È l’affare di poter rinunciare a tutto perché si è trovato finalmente il meglio. L’incontro con Cristo è l’incontro con un dettaglio non evidente della vita che capovolge però tutta la prospettiva. È un incontro che dà di nuovo valore al campo delle cose che viviamo solo perché tu sai che dentro c’è nascosto qualcosa di molto importante. È sapere questo che ci fa guardare con occhi diversi un matrimonio che sembra non dirci più nulla, una routine che sembra solo sfibrarci, un lavoro che sembra non ripagare mai veramente le nostre aspettative. Il regno non è la chirurgia estetica di ciò che si vede della vita, ma la scoperta di qualcosa che vi è nascosto e che non sapevamo esistesse. È così che nasce di nuovo la fedeltà, il coraggio e la passione. Questo tipo di vita è per sua natura una provocazione per gli altri perché non c’è nessun apparente motivo per cui vivere così, eppure uno vive così.
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