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Il verbo «mormorare» è usato all'imperfetto (διεγόγγυζον), per indicare un'azione ripetuta nel tempo. Si allude dunque non a un episodio o a un momento, ma più verosimilmente a una (cattiva) abitudine.
Il verbo usato per l'accoglienza di Gesù dei peccatori (προσδέχεται) è molto ricco di sfumature, può significare: 1) ricevere , 2) aspettare, non vedere l'ora di incontrare qualcuno.
Commento alla Liturgia
Giovedì della XXXI settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Rm 14,7-12
7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. 10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11perché sta scritto: Io vivo, dice il Signore : ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio. 12Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 26 (27)
R. Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. R.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.
Vangelo
Lc 15,1-10
1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli disse loro questa parabola: 4"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. 8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".
Note
Conversione
Abbiamo bisogno di conversione. Di voltarci verso la tenerezza del Padre, verso il suo continuo, folle amore per noi. Altrimenti facciamo fatica a vedere gli altri senza il filtro del giudizio. La loro povertà evoca infatti la nostra che non sappiamo ancora accettare. L’apostolo Paolo, rivolgendosi a coloro che non riescono ad accogliere la fede debole di alcuni fratelli dentro la comunità, invita alla riflessione.
«Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rm 14,7-8).
È una parola di grande consolazione, che ci riporta al cuore del vangelo. La possibilità di rimanere uniti a Dio non è legata unicamente ai momenti belli e piacevoli, nei quali abbiamo l’impressione — magari anche la conferma — di condurre una vita buona e coerente. Pure le zone d’ombra, quei segmenti lunghi o brevi di esistenza nei quali ci sembra di non essere o di morire appartengono a Dio. Ne siamo sicuri, perché egli ce lo ha voluto dire.
«Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 14,9).
Forse però non ci basta sapere che Dio ha fatto cose grandi per noi. Il nostro cuore ha bisogno di capire il motivo di questa santa iniziativa su di noi. Deve aver intuito proprio questo bisogno il Maestro Gesù quel giorno, quando ha raccontato due parabole a quelle persone che brontolavano vedendolo banchettare insieme ad alcuni peccatori. Attraverso l’immagine di un uomo che abbandona novantanove pecore nel deserto per correre a cercare l’unica perduta, e di una donna che mette a soqquadro la casa nel cuore della notte, pur di ritrovare la moneta smarrita, il Signore tenta di aprire il sipario sulla compassione di Dio, che è maschile e femminile, proprio come noi. Ci introduce in uno sguardo impossibile per noi da immaginare, difficilissimo da credere. Perché ci mancano le categorie del cuore per poter intuire cosa voglia dire amare qualcuno così tanto, al punto da essere disposti a lasciare tutto per lui.
«Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc 1,10).
Per questo abbiamo bisogno di conversione. Di ascoltare ancora la voce di Dio. Perché le cose stanno proprio così. Così immenso è l’amore che Dio ha per noi, per ogni uomo, per ogni donna che vive e muore sotto il cielo. E, sebbene facilmente lo dimentichiamo, senza lo sguardo di Dio la nostra vita è davvero persa. Le manca la cosa più importante: la «gioia». Non quella che qualche volta viene e più spesso se ne va. Quella vera, che niente e nessuno può portarci via.
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