www.nellaparola.it
È la prima occorrenza di un termine caratteristico di Matteo: δίκαιος (dìkaios). Nel primo Vangelo non riguarda solo la giustizia sociale, ma esprime l’attitudine ad agire secondo la Legge di Dio. In Giuseppe sembra radicalizzarsi questa qualità di “uomo giusto”, fedele alla legge di Dio anche a costo di superarla, per rimanere “giusto” anche nei confronti di se stesso, della vita di Maria e della storia che si sta compiendo. In una sorta di inclusione, alla fine del Vangelo (27,19), “quel giusto” sarà Gesù stesso.
Il significato del verbo deigmatìzō (δειγματίζω), raro nel Nuovo Testamento, è “compromettere, esporre al disonore”. Ma si potrebbe leggere in questa espressione una maggiore drammaticità, come suggeriscono alcuni testi datati intorno alla fine del II secolo, come il Protovangelo di Giacomo, che parlano di un “giudizio di morte” a cui sarebbe esposta Maria. Si tratta dell’interpretazione del versetto secondo Dt 22,20-21, che parla della giovane non trovata dal marito in stato di verginità e per questo condannabile alla lapidazione.
In questo aoristo passivo del verbo ghennàō (γεννάω) si trova l’idea della generazione da parte di Dio. Matteo potrebbe essersi ispirato al Sal 2,7, da cui si potrebbe evincere una cristologia su Gesù erede di David, oppure al cantico di Mosè di Dt 32, in cui è Israele a essere generato da Dio: in questo caso la figura di Gesù, figlio obbediente, si pone in contrasto con il comportamento opposto del popolo d’Israele.
L’originale ebraico di questo versetto di Isaia 7,14 usa un termine generico, ‘alma, che semanticamente non sottolinea la verginità, ma l’età di una giovane donna che ha raggiunto la pubertà. La traduzione greca della Bibbia ebraica (detta Settanta) traduce questo termine con parthènos (παρθένος), che significa “vergine”, termine che Matteo usa qui per tradurre il medesimo versetto di Isaia, per sottolineare la coincidenza con la situazione di Maria.
Questo nome Emmanouēl (Ἐμμανουήλ) compare solo nel libro di Isaia, ma si avvicina all’espressione di fiducia rivolta a Dio in Sal 46,8: “yhwh ‘immānû”, YHWH con noi. In una sorta di inclusione, in Mt 28,20 Gesù dirà ai suoi discepoli “io sono con voi”, una formula molto simile a quella con cui Matteo spiega qui il secondo nome di Gesù: “Dio con noi”.
Commento alla Liturgia
18 Dicembre
Prima lettura
Ger 23,5-8
5Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. 6Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia. 7Pertanto, ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali non si dirà più: "Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto!", 8ma piuttosto: "Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d'Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!"; costoro dimoreranno nella propria terra".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 71 (72)
R. Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.
Benedetto il Signore, Dio d'Israele:
egli solo compie meraviglie.
E benedetto il suo nome glorioso per sempre:
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen. R.
Vangelo
Mt 1,18-24
18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele , che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;
Note
Attendere... la terra
Le ultime parole della prima lettura ci aiutano a dare un volto più leggibile alla figura di Giuseppe, il padre di Gesù: «costoro dimoreranno nella propria terra» (Ger 23,8). Così la conclusione del vangelo diventa una sorta di rassicurazione:
«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24).
Il nobile gesto di Giuseppe di accogliere la madre e il bambino non fa altro che creare un solco di terrena umanità capace di accogliere al caldo il seme del Verbo di Dio che si fa carne, che si fa uomo, che si fa fratello. Il sogno profetico del profeta Geremia si compie nel segno di squisita umanità con cui Giuseppe accetta di farsi carico del mistero dell’incarnazione accettando di mettere al primo posto non la propria dignità di uomo e di credente, ma il bisogno della «sposa» e del «bambino che è generato in lei» (1,20). Il passo che Giuseppe accetta di compiere a nome di tutta l’umanità è quello di fare un passo indietro: dal bisogno e desiderio di generare, si passa ad accogliere incondizionatamente, fino a farsi carico di ciò che è già «generato».
Giuseppe diventa così il modello e il paradigma di quella rivoluzione del modo di pensare a Dio per ripensare il nostro modo di essere umani di cui le parole e i gesti del Signore Gesù tracceranno le linee portanti nella predicazione del Vangelo. L’evangelista Matteo, secondo il suo solito e il suo stile, applaude, per così dire, alla capacità innovativa di Giuseppe glossando con una certa solennità:
«Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele che significa Dio con noi”» (Mt 1,22-23).
Giuseppe si mostra in queste pochissime parole come la persona adatta – la più adatta – ad accogliere tra le braccia di padre il Figlio dell’Altissimo. Egli infatti «era un uomo giusto» (1,19) e lo era secondo il cuore di Dio, in cui la giustizia e la misericordia non sono mai disgiunte, in cui la Legge e l’Amore non sono mai antagoniste. Ed è l’amore per Maria, sua «promessa sposa» (Mt 1,18), che diventa la legge imprescindibile della scelta di Giuseppe, così poco maschilista da essere meravigliosamente umana.
Mentre nel cuore di Giuseppe si sta consumando il dolore di essere rimasto solo; mentre nel cuore di Giuseppe si va accogliendo la terribile ferita di un tradimento e di un abbandono da parte della persona più amata; mentre la “giustizia” e l’amore esigono da questo cuore di «ripudiarla in segreto» (1,19) creando così due solitudini forse per sempre incolmabili… Dio rivela il significato più profondo del suo nome: «Signore-nostra-giustizia» (Ger 23,6). Come il Signore Gesù ricorderà con forza ai suoi discepoli: «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).
Cerca nei commenti