www.nellaparola.it
I due sostantivi – προσευχή (proseuchē) e δέησις (deēsis) – sono sinonimi, tanto da poterli leggere come un’endiadi: la preghiera di supplica. Designano la preghiera di domanda o di intercessione. Uniti al termine εὐχαριστία (eucharistia), cioè ringraziamento, indicano le due dimensioni fondamentali della preghiera cristiana.
Questa espressione non ha paralleli nel NT e può essere interpretata sia come genitivo possessivo – la pace che Dio possiede – sia come un genitivo di origine – la pace che viene da Dio.
Il verbo phroureō (φρουρέω) è proprio del linguaggio militare e indica la difesa assicurata da una guarnigione. Nel NT è usato anche in senso metaforico. È al futuro per indicare una promessa sicura.
L’associazione del fuoco al battesimo, propria solo di Luca e Matteo evangelisti, implica la presenza di un’immagine, forse quella del giudizio che al tempo di Noé avvenne con l’acqua e alla fine dei tempi avverrà col fuoco, come Giovanni annuncia al v. 17. Ma non basta perché sia Vangelo, “buon annuncio”: è verosimile che Luca pensi alla Pentecoste, in cui lo Spirito scenderà sotto forma di lingue di fuoco. Il fuoco rimanda, quindi, al battesimo cristiano, in cui il giudizio avviene nella conformazione alla morte e risurrezione di Cristo.
L’aggettivo ikanòs (ἱκανὸς), che in Luca ricorre non di rado, significa qui “adeguato, “capace”, “abilitato”, senza alcuna connotazione morale che la traduzione potrebbe suggerire, pur sottolineando fortemente la distanza tra Giovanni e Gesù.
Commento alla Liturgia
III Domenica di Avvento
Prima lettura
Sof 3,14-17
14Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! 15Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. 16In quel giorno si dirà a Gerusalemme: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! 17Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia".
Salmo Responsoriale
Is 12,2-6
R. Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. R.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. R.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. R.
Seconda Lettura
Fil 4,4-7
4Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. 5La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! 6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. 7E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
Vangelo
Lc 3,10-18
10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva loro: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: "Maestro, che cosa dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi, che cosa dobbiamo fare?". Rispose loro: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe". 15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile". 18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Note
Attendere... fare
La domanda posta a Giovanni Battista da parte di quanti si fanno veramente interpellare dalla sua predicazione è quella che la Liturgia di quest’oggi ci chiede di fare nostra:
«Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,10).
Con questa domanda così concreta il nostro cammino di Avvento fa un passo non solo necessario ma anche essenziale, per far sì che l’attesa del Signore coincida con il concreto fargli posto nella nostra esistenza quotidiana e nelle nostre ordinarie relazioni. Nel testo di Luca la domanda ritorna per ben tre volte: viene posta dal «folle»; viene ripetuta da un gruppo di «pubblicani» (3,12) e persino da alcuni «soldati» (3,14). Mentre queste categorie prendono forma sotto i nostri occhi di lettori o di ascoltatori, si fa spazio uno scenario così ampio e così inclusivo da creare un posto anche per noi, da fare spazio anche alla domanda che sorge dal nostro cuore: «Cosa dobbiamo fare?». È questo il primo passo per chiedere a se stessi, contando sull’aiuto degli altri, chi vogliamo essere, cercando di dare un orientamento sempre più chiaro al nostro modo di agire.
L’unico modo per attendere il Signore e praparare fattivamente e realisticamente la sua strada è quello di condividere la propria vita - a partire dai suoi aspetti più pratici e materiali - per giungere a una comunione di cammino, di desideri, di aneliti. Credere è agire e l’agire caratterizza la fede, nel senso che la fa crescere e le dà il suo volto più autentico. Le risposte di Giovanni sono semplici e hanno tutta l’aria di essere un semplice rimando a ciò che non fa rumore e che si confonde in modo del tutto naturale e silenzioso con le pieghe della storia di tutti e di sempre: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (3,11). Oppure:
«Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato» (Lc 3,13).
E ancora «Non maltrattate… accontentatevi» (3,14). Sembra di essere nella stessa situazione del giovane ricco a cui il Signore Gesù risponde con lo stesso tono, fino a metterlo in difficoltà. Eppure nessuna strada si potrà aprire per l’avvento del Regno di Dio nella storia, se non cominciamo ad appianare la soglia della nostra casa perché sia dolce e invitante, aperta e semplice.
L’apostolo Paolo riprende l’atteggiamento di Giovanni con una parola che dà il sapore proprio a questa domenica:
«siate sempre lieti nel Signore… la vostra amabilità sia nota a tutti» (Fil 4,4-5).
La serenità raccomandata dall’apostolo Paolo non è l’indifferenza superficiale degli ingenui o dei furbi, è un atto di fede. Se viviamo nella fiducia in Dio, le nostre preoccupazioni, le nostre prove non si cancelleranno magicamente, ma potremo attingere nella nostra comunione con Dio la forza necessaria per fare ciò che è buono e per vivere ciò che è giusto. La domanda con cui san Bernardo scuoteva i suoi monaci nei freddi mattini di Clairvaux tocca anche noi: «Come pensi di dare un posto in te al Signore che viene?». E la risposta ci riguarda: «La larghezza d’animo, è l’amore a fare posto al Signore». Il Signore che viene ricrea il mondo riprendendo e radicalizzando i gesti della creazione, che sono un atto continuo di separazione che permette, così, di dare identità e creare relazione, rinnovando ogni cosa «con il suo amore» (Sof 3,17). Per ognuno di noi si rinnova la sfida di passare dalla questione di «chi sono» a quella «cosa posso fare» per imparare a essere. Il Signore è vicino con le sue promesse: sapremo noi avvicinarci a Lui con le nostre scelte?!
Cerca nei commenti