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L’associazione del fuoco al battesimo, propria solo di Luca e Matteo evangelisti, implica la presenza di un’immagine, forse quella del giudizio che al tempo di Noé avvenne con l’acqua e alla fine dei tempi avverrà col fuoco, come Giovanni annuncia al v. 17. Ma non basta perché sia Vangelo, “buon annuncio”: è verosimile che Luca pensi alla Pentecoste, in cui lo Spirito scenderà sotto forma di lingue di fuoco. Il fuoco rimanda, quindi, al battesimo cristiano, in cui il giudizio avviene nella conformazione alla morte e risurrezione di Cristo.
L’aggettivo ikanòs (ἱκανὸς), che in Luca ricorre non di rado, significa qui “adeguato, “capace”, “abilitato”, senza alcuna connotazione morale che la traduzione potrebbe suggerire, pur sottolineando fortemente la distanza tra Giovanni e Gesù.
Il racconto del battesimo, con i cieli che si aprono e la misteriosa forma di colomba, sembra appartenere al genere apocalittico, cioè di rivelazione. Lo conferma anche questa espressione che, da un lato, attribuisce a Gesù un titolo su ispirazione del Sal 2,7 e, dall’altro, esprime l’amore di Dio, evocando Is 42,1. Nel suo insieme, il v. 22 esprime il compimento di un’attesa escatologica, reso concreto dall’attribuzione del titolo alla figura umana di Gesù. Anche il contenuto della rivelazione non è una verità astratta, ma la confessione di un rapporto personale secondo la metafora di una delle relazioni umane più strette, quella tra padre e figlio.
Commento alla Liturgia
Battesimo del Signore
Prima lettura
Is 40,1-5.9-11
1"Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio. 2Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati". 3Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. 4Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. 5Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato". 9Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! 10Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. 11Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 103 (104)
R. Benedici il Signore, anima mia.
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda. R.
Costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri. R.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi. R.
Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni. R.
Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;
togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. R.
Seconda Lettura
Tt 2,11-14.3,4-7
11È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini 12e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, 13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 14Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. 4Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, 5egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, 6che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, 7affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
Vangelo
Lc 3,15-16.21-22
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".
Note
Eredi
La festa del Battesimo del Signore Gesù chiude il tempo del Natale, custodendone la grazia peculiare da qualsiasi forma di fraintendimento o di riduzionismo. L’Incarnazione del Verbo nella nostra umanità non è solo la manifestazione di una mirabile accondiscendenza e di una commovente tenerezza divina, ma è anche la discesa dal cielo di un «fuoco» (Lc 3,16) che vuole temprare – e incrementare – la vitalità dei nostri percorsi umani e lo slancio della nostra libertà. Del resto, solo due Vangeli (Matteo e Luca) documentano la cosiddetta «infanzia» di Gesù, mentre per gli altri due la Buona Notizia prende avvio già con l’immersione di Cristo nelle acque del Giordano, dove la fedeltà di Dio può finalmente incontrarsi con l’invincibile debolezza dell’uomo e con il drammatico tentativo di corrispondere al dono dell’alleanza.
Il Battista appare in tutti i vangeli come un profeta appassionato e convincente. La sua vita e la sua predicazione rivelano una qualità umana altissima, una tensione meravigliosa alla giustizia, una magnetica libertà interiore. Dai racconti evangelici, possiamo immaginarlo come un tipo capace di parlare alle folle con verità, di fare breccia nel cuore con una predicazione schietta e toccante:
«Il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo» (Lc 3,15).
Eppure, la grandezza di Giovanni non consiste nell’essere «più forte» di altri che lo hanno preceduto nel ministero profetico, ma di essere una persona così consapevole del proprio bisogno di salvezza da saper indicare con chiarezza la sicura venuta del Signore:
«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16).
La possibilità di immergerci nella potenza d’amore di Dio inaugurata dal Natale del Signore non è solo l’aggiunta di un’energia che ci manca per realizzare la nostra vita con le sue innumerevoli sfide, ma è soprattutto l’incontro con un volto capace di rivelare il valore e il significato del nostro stesso volto. Le parole che il Padre pronuncia nel momento in cui Cristo si lascia scivolare nelle acque, insieme a tutto il popolo, ci assicurano quale sia anche il valore della nostra umanità ai suoi occhi:
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22).
Il Battesimo dell’uomo-Gesù non è altro che la conferma del Natale del bambino-Gesù il quale, mettendosi in fila con noi e con il nostro bisogno di essere guardati e salvati, ci rivela quanto il fuoco della vita divina sia disposto a giocarsi con la terra della nostra umana realtà, dal momento che Dio, nel suo desiderio di comunione con noi, è pronto a scendere e a inginocchiarsi per raggiungerci là dove i sentieri tortuosi della vita – persino i nostri peccati – ci hanno condotto.
Nel battesimo di Gesù si manifesta il sogno di Isaia, il visionario profeta capace di gridare consolazione al cuore di Gerusalemme, evocando l’immagine di un «pastore» felice di portare con sé «sul petto» tutte le sue creature «dolcemente» (Is 40,11), attraverso la «potenza» (40,11) dell’amore. L’apostolo Paolo descrive questa premura virile da parte di Dio come la manifestazione di un inarrestabile torrente di grazia, in grado di rigenerare l’intera vita umana:
«Quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo» (Tt 3,4-5).
Alla fine del tempo di Natale, possiamo domandarci serenamente quanto il mistero di comunione che Dio ha inteso stabilire con noi sia nuovamente penetrato nel nostro cuore e abbia ricominciato a plasmare il nostro modo di vivere, fino a renderci uomini e donne pieni di «speranza, eredi della vita eterna» (3,7).
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