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L’espressione “eis to peran” (εἰς τὸ πέραν) evoca scenari diversi e suggestivi: anzitutto la riva pagana del lago di Tiberiade, dove Gesù si dirige dopo il parziale fallimento della predicazione in Galilea, tra una folla osannante e scettiche autorità religiose. Ma per la Bibbia lasciare la terra santa è motivo di riprovazione (cf. l’inizio del racconto di Rut): se Gesù lo fa, e a più riprese in Marco, è per la presenza di una crisi profonda oppure per una vera missione. Infine, in molti testi orientali buddisti, l’altra riva indica la grande coscienza, in cui si integrano e si oltrepassano tutti i particolarismi. Una sfida, dunque, quella di Gesù.
Letteralmente, l’espressione suona “deilòi este” (δειλοί ἐστε): siete paurosi, o meglio timidi, codardi. L’aggettivo deilòs (δειλός) indica la mancanza di forza mentale o morale, quella timidezza tipicamente associata alla paura. Ritroviamo lo stesso termine in 2Tm 1,7 per descrivere lo “spirito di timidezza” che non viene da Dio. In questo versetto, Marco tematizza per la prima volta nel suo vangelo l’antitesi tra paura e fede.
Commento alla Liturgia
Sabato della III settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
2Sam 12,1-7a.10-17
1Il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: "Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. 2Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, 3mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. 4Un viandante arrivò dall'uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell'uomo povero e la servì all'uomo che era venuto da lui". 5Davide si adirò contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. 6Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata". 7Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: "Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, 10Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Ittita". 11Così dice il Signore: "Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. 12Poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole"". 13Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. 14Tuttavia, poiché con quest'azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire". 15Natan tornò a casa. Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. 16Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. 17Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50(51)
R. Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. R.
Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Vangelo
Mc 4,35-41
35In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". 36E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". 39Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?".
Note
Barche
Il Vangelo ci ricorda che «c’erano anche altre barche con lui» (Mc 4,36) e così tutto il racconto riguarda anche ciascuno di noi, chiamato ad affrontare i passaggi della vita come dei veri esodi che - similmente a quello vissuto dal popolo attraverso il Mare Rosso - se sono sempre sicuri, non sono mai confortevoli. Un testo autobiografico di Teresa di Lisieux ci aiuta a non temere di prendere il largo con e come il Signore: «Gesù dormiva come sempre nella mia navicella; ah, vedo bene che di rado le anime lo lasciano dormire tranquillamente in loro stesse. Gesù è così stanco di sollecitare sempre con favori e di prendere le iniziative, che si affretta ad approfittare del riposo che gli offro» (TERESA DI LISIEUX, Scritto autobiografico A, 75 v°). Come Teresa, siamo chiamati a imparare a non essere come dei bambini che subito svegliano il papà o la mamma davanti alla prima difficoltà, ma a procedere come coloro che sanno anche lasciare a Dio il tempo di riposare e dare così a se stessi il tempo e la possibilità di crescere.
Il «cuscino» (Mc 4,38) che viene sottilmente evocato da Marco, a cui è conferito un rilievo di particolare importanza, diventa un simbolo della fede intesa come capacità e volontà di non sperare, ingenuamente e comodamente, in ciò che, comunemente, indichiamo come la “quiete dopo la tempesta”, così da imparare a vivere la quiete e la calma attraverso e… nella tempesta. La forza e la verità della fede non stanno nelle sue manifestazioni, quelle che seguono alla calma e alla serenità di una vita apparentemente ancorata in Dio, ma nel rimanere sereni sul proprio cuscino ed essere capaci di non perdere la pace, così da continuare a riposare – interiormente - nel bel mezzo delle tempeste. A ben pensarci, senza la capacità di attraversare le inevitabili turbolenze che possono abbattersi sulla nostra vita, rischiamo di annegare nelle tempeste delle nostre illusioni, decisamente più pericolose. La verità della fede e la sua capacità di illuminare e informare la vita si rivelano nella calma non trasognata, ma conquistata e difesa, come pure attraverso la perseveranza di un ancoraggio alla pace abissale delle profondità del cuore. La fede non è una forza come quella delle tempeste e dei venti contrari, ma è la forza della presenza, dell’esserci, dell’identità piena e forte di sé che sa riconoscere in Gesù - placidamente addormentato - il segno più sicuro che c’è sempre un’ancora la quale - sebbene non vista - è così efficace da dare solidità e serenità alla nostra vita.
Una tempesta si abbatte sul re Davide attraverso la parola del profeta Natan:
«Tu sei quell’uomo!» (2Sam 12,7).
Questa parola, che sembra spezzare la vita e la carriera folgorante del re di Israele, in realtà ne rettifica la rotta, riportando Davide alla realtà di se stesso: «si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra» (12,16). Questo testo prepara il momento in cui il Signore Crocifisso, adagiato nella nuda roccia di un sepolcro nuovo, come su un cuscino su cui finalmente riposare, si presenterà ai discepoli quale Risorto e vivente.
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