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Siamo di fronte a un’espressione verbale antica, di origine ebraica e tradotta in greco nella Bibbia dei Settanta (Sir 4,22; 35,13) con “essere parziale”. Qui l’espressione è resa con il sostantivo prosōpolēmpsìa (προσωπολημψία), composto da pròsōpon (πρόσωπον), “volto”, e lambànō (λαμβάνω), “prendere, ricevere, accogliere”, qui nel senso di “(non) guardare in faccia, mostrare parzialità” (cf. Lc 20,21; Gal 2,6). Giacomo invita a fondare la fede non negli uomini, inclini a seguire interessi personali, ma nel Signore della gloria, che manifesta se stesso nella misericordia verso tutti.
Il termine usato è sinagoga, sunagoghē (συναγωγή): è l’unica volta nel Nuovo Testamento in cui l’assemblea cristiana viene chiamata in questo modo, mentre in genere il termine si riferisce al luogo dell’assemblea ebraica. Questo uso da parte di Giacomo è stato letto come indizio che egli si rivolga a cristiani provenienti dall’ebraismo (giudeo-cristiani). Potrebbe anche essere inteso come “incontro di preghiera”.
Con tre ricorrenze in 4 versetti, il verbo epitimàō (ἐπιτιμάω) rivela il temperamento e lo stile di Marco evangelista: al v. 30 è Gesù che redarguisce, ordina, quasi minaccia i discepoli vietando loro di pronunciare il suo nome e i suoi titoli. Infatti, non è così che il discepolo conosce Gesù, ma camminando dietro di lui, seguendolo fin sotto la croce. Al v. 32 Pietro ammonisce Gesù con lo stesso termine, che al v. 33 risuona ancora sulle labbra di Gesù, in un crescendo drammatico.
Letteralmente il testo suona "deve il Figlio dell'uomo": questo verbo ausiliare – dèi (δεῖ) – posto in testa alla frase esprime la necessità non come una fatalità, ma come indicazione della volontà di Dio rintracciabile nelle Scritture, a cui Marco allude spesso quando lo usa. Si introduce qui una tensione paradossale tra responsabilità e necessità, fra il ruolo degli uomini e il modo di Dio di condurre le cose al loro compimento. In coda alla frase, poi, è collocato il verbo “risorgere”, che rovescia il movimento della sofferenza: in definitiva, questo Figlio d’uomo “deve… risorgere”.
Con tre ricorrenze in 4 versetti, il verbo epitimàō (ἐπιτιμάω) rivela il temperamento e lo stile di Marco evangelista: al v. 30 è Gesù che redarguisce, ordina, quasi minaccia i discepoli vietando loro di pronunciare il suo nome e i suoi titoli. Infatti, non è così che il discepolo conosce Gesù, ma camminando dietro di lui, seguendolo fin sotto la croce. Al v. 32 Pietro ammonisce Gesù con lo stesso termine, che al v. 33 risuona ancora sulle labbra di Gesù, in un crescendo drammatico.
Con tre ricorrenze in 4 versetti, il verbo epitimàō (ἐπιτιμάω) rivela il temperamento e lo stile di Marco evangelista: al v. 30 è Gesù che redarguisce, ordina, quasi minaccia i discepoli vietando loro di pronunciare il suo nome e i suoi titoli. Infatti, non è così che il discepolo conosce Gesù, ma camminando dietro di lui, seguendolo fin sotto la croce. Al v. 32 Pietro ammonisce Gesù con lo stesso termine, che al v. 33 risuona ancora sulle labbra di Gesù, in un crescendo drammatico.
Seguito dall’accusativo come in questa occorrenza, il verbo phronèō (φρονέω) – che letteralmente significa “pensare, giudicare con attenzione” – significa “scegliere il partito di, prendere le parti di”. Qui risuona la grande antitesi del Vangelo di Marco: o parteggiare per Dio o per l’uomo; o scegliere la visione umana sul destino ultimo della vita o riconoscere il Messia in Gesù sofferente.
Commento alla Liturgia
Giovedì della VI settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Gc 2,1-9
1Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. 2Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", 4non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? 5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? 6Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? 7Non sono loro che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi? 8Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso , fate bene. 9Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Il Signore ascolta il grido del povero.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
Vangelo
Mc 8,27-33
27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti". 29Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. 31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Note
Botta e risposta
Il dialogo tra il Signore Gesù e i suoi discepoli entra nel vivo di un momento importante, che rappresenta un passaggio delicato nel loro cammino di discepolato. Dopo l’arresto e la morte cruenta di Giovanni Battista, si tratta di fare il duplice punto della situazione. Da parte sua, il Signore Gesù comincia sempre più chiaramente a intuire il suo cammino pasquale. Dall’altra, si rende necessario aprire il cuore degli stessi discepoli a questo incremento di intelligenza che esige la disponibilità a entrare nella logica pasquale. Per fare tutto ciò, la via scelta dal Signore è un dialogo serrato in cui, per usare un’immagine plastica, il “botta e riposta” permette di arrivare al punto. Il Vangelo ci ricorda come
«Gesù per strada interrogava i suoi discepoli…» (Mc 8,27).
Il primo approccio sembra assai leggero e poco compromettente, perché si tratta di riportare quello che si dice di Gesù in giro. Dopo questo primo passo a cui i discepoli sembrano rispondere unanimemente, la domanda si fa più intrigante e forse anche un po’ pericolosa: «Ma voi, chi dite che io sia?». A questo punto sembra che abbia prevalso quell’imbarazzo che spinge Pietro a dire una parola che salvi la situazione e, chiaramente, secondo la sua indole, non bada a spese:
«Tu sei il Cristo» (Mc 8,29).
A questo punto possiamo dare la parola all’apostolo Giacomo: «la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali» (Gc 2,1). Per chiarire senza nessun pericolo di fraintendimento, troviamo subito dopo una chiarificazione corredata da un esempio pratico e parlante:
«Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?» (Gc 2,5).
Se facciamo il conto dei punti interrogativi nella liturgia della parola odierna, ne contiamo ben cinque! La risposta a questi cinque punti interrogativi la troviamo nell’unico punto esclamativo: «Va’ dietro a me, Satana!». La ragione di questa dura, anzi durissima, presa di posizione del Maestro è spiegata in modo preciso:
«Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33).
Pensare «secondo Dio», per il Signore Gesù è pensare in modo pasquale. Questo significa due cose. La prima è la disponibilità ad accogliere l’idea che «il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato…» (8,31). La seconda è di portare il frutto della logica pasquale nel nostro modo di vivere le relazioni «secondo Dio». Per fare questo, l’apostolo ci offre una imbattibile tecnica di discernimento:
«Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori» (Gc 2,9).
Che Dio ci scampi dal pericolo di essere trovati come trasgressori della logica pasquale, che riconosce il Crocifisso Risorto in tutti con lo stesso rispetto e la stessa venerazione.
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