www.nellaparola.it
Letteralmente, “i figli dello sposo” (oi uioi toū numphōnos, οἱ υἱοὶ τοῦ νυμφῶνος), un ebraismo con cui si indicavano i compagni dello sposo, poi applicato per indicare gli stessi discepoli di Gesù. Qui Gesù indica indirettamente se stesso alla terza persona. L’immagine del Messia atteso come lo Sposo e il suo tempo come il tempo delle nozze circolava all’epoca e i testi cristiani l’hanno recuperata.
Alla lettera, il testo contiene il termine schisma (σχίσμα) che, nel senso di divisione tra gruppi, offre una pista interpretativa di questa immagine che doveva essere eloquente in sé, dal momento che né Marco né Gesù ne suggeriscono un significato. Se la novità riguarda la venuta dello Sposo, il testo suggerisce che non sarà conciliabile con le vecchie forme raccomandate dal giudaismo. Lo scisma fra tradizioni o scuole e fra discepoli dell’una o dell’altra sarà inevitabile. A meno che non si formuli una condotta (halakha) nuova, fondata sul criterio cristologico, sulla via segnata dal Figlio dell’uomo.
Commento alla Liturgia
Lunedì della II settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
1Sam 15,16-23
16Rispose Samuele a Saul: "Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte". E Saul gli disse: "Parla!". 17Samuele continuò: "Non sei tu capo delle tribù d'Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d'Israele? 18Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: "Va', vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti". 19Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?". 20Saul insisté con Samuele: "Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. 21Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala". 22Samuele esclamò: "Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti. 23Sì, peccato di divinazione è la ribellione, e colpa e terafìm l'ostinazione. Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 49(50)
R. A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili». R.
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle? R.
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio». R.
Vangelo
Mc 2,18-22
18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". 19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!".
Note
Il motivo vero
C’è un dettaglio che colpisce nella predicazione di Cristo: le sue parole non solo risultano faticose da capire a scribi e farisei, ma risultano poco digeribili anche ai discepoli di Giovanni Battista. E ciò per un motivo molto semplice: se gli scribi e i farisei sono irrigiditi sullo schema della Legge, i discepoli di Giovanni sono ossessionati dalla sobrietà e dall’ascetismo del loro maestro. Gesù invece vuole introdurre un modo nuovo di vivere la fede: non avere a cuore innanzitutto la performance ma il volto di Colui per cui vale la pena fare qualcosa. Ecco perché risponde in questo modo:
“Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno”.
La novità di Gesù non è in una nuova religiosità, o in una nuova teologia o morale, ma è tutta nel motivo per cui vale la pena una fede, un pensiero, una scelta. La novità è Egli stesso. Gesù è il motivo vero per cui vale la pena fare tutto. Senza questa svolta radicale noi risulteremo come vestiti vecchi rattoppati, o come vino nuovo in otri vecchi. In entrambi i casi creeremmo non una cosa nuova ma un danno maggiore. Infatti se il cristianesimo è solo la riproposizione di culti e credenze del passato con solo nomi e immagini diverse allora non c’è nessuna novità. Infatti non a caso certi modi di essere cristiani e certe pratiche rasentano il paganesimo. La vera novità però è la persona di Gesù. È in Lui che si gioca tutto il nuovo. Ecco perché dobbiamo domandarci se la nostra fede ha al centro la Sua persona o solo alcune pratiche religiose che portano il Suo nome.
Cerca nei commenti