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L’espressione zōēn aiōnion (ζωὴν αἰώνιον), collocata all’inizio e alla fine della pericope, genera un’inclusione significativa. Con queste parole si intende la vita del tempo futuro, una vita duratura e sovrabbondante, il compimento dell’esistenza. In Marco e nella lettera di San Paolo a Tito si dice che questa vita “si riceve”, “si eredita”, che vi si “entra” e che è oggetto di speranza. Tra il v. 17 e il v. 30 l’evangelista sviluppa il paradosso dell’esperienza cristiana matura: dal “fare” per ottenere al “lasciare” per assistere a una sorprendente crescita, che include sofferenze e persecuzioni.
Letteralmente, al v.18 il testo recita “uno, Dio”, in altre parole l’Uno (eīs, εἷς, maschile dell’aggettivo). Ogni potenziale discepolo è posto così di fronte all’essenziale, alla bontà stessa. Il v. 21 ricorre allo stesso aggettivo ma al neutro (en, ἕν) e con una certa ironia, per affermare che questa cosa “unica” è dell’ordine dell’Uno, presentato però come una “mancanza”. È il linguaggio paradossale dell’amore: per raggiungere l’Uno non bisogna acquistare o aggiungere ma spogliarsi e abbandonare.
Letteralmente, al v.18 il testo recita “uno, Dio”, in altre parole l’Uno (eīs, εἷς, maschile dell’aggettivo). Ogni potenziale discepolo è posto così di fronte all’essenziale, alla bontà stessa. Il v. 21 ricorre allo stesso aggettivo ma al neutro (en, ἕν) e con una certa ironia, per affermare che questa cosa “unica” è dell’ordine dell’Uno, presentato però come una “mancanza”. È il linguaggio paradossale dell’amore: per raggiungere l’Uno non bisogna acquistare o aggiungere ma spogliarsi e abbandonare.
Questa espressione richiama la parola di Dio ad Abramo e Sara quando, presso le querce di Mamre, annuncia loro la nascita di un figlio (Gen 18,14), ma anche l’esperienza di Gesù, che viene condotto alla stessa condizione di dipendenza da Dio quando, al Getsemani, prega il Padre dicendo “Tutto è possibile per te” (Mc 14,36). In tal modo, ogni lettore/discepolo che sperimenta la propria impotenza radicale è condotto a questo punto: lo spazio in cui “tutto è possibile” si apre mediante la fede.
Commento alla Liturgia
Lunedì della VIII settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
1Pt 1,3-9
3Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, 4per un'eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, 5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell'ultimo tempo. 6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po' di tempo, afflitti da varie prove, 7affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell'oro - destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco - torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. 8Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, 9mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 110 (111)
R. Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano. R.
Egli dà il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
gli diede l’eredità delle genti. R.
Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre. R.
Vangelo
Mc 10,17-27
17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre ". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. 23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".
Note
Il coraggio di osare
Il giovane che corre incontro a Gesù e lo prega in ginocchio è colui che più di tutti nel Vangelo rende visibile la richiesta che c’è nel cuore di ogni uomo e di ogni donna di tutti i tempi:
«Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».
È la richiesta di come si fa per essere felici. C’è una stagione della nostra vita in cui più di tutte le altre stagioni noi siamo più disposti a dire ad alta voce questo desiderio di felicità, e solitamente è il tempo della giovinezza, poi però è come se per paura che non esista nessuna felicità, o per paura di essere delusi, o di soffrire, cominciamo a nascondere questo desiderio fino a quasi a cancellarlo. Ma che vita è senza più il desiderio di essere felici? Che vita è la nostra se non esiste una vita eterna che rende questo nostro istante pieno di significato? Gesù però procede gradualmente ricordando a questo ragazzo che non basta desiderare di essere felici, bisogna essere disposti anche a fare la propria parte, la propria porzione di fatica:
“Tu sai i comandamenti: "Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre"»”.
Questo ragazzo però tutto questo lo vive da sempre, gli manca però il coraggio di osare:
“Gesù, guardatolo, l'amò e gli disse: «Una cosa ti manca! Va', vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi»”.
Sappiamo che questo ragazzo se ne torna a casa triste perché non riesce a osare, ma rimane una lezione immensa: nessuno può renderti felice se non sei disposto a disobbedire alle tue paure. Non puoi visitare posti nuovi se poi non sei disposto a lasciare il rassicurante porto dove è ancorata la tua nave.
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