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La lotta tra Dio e il male viene rappresentata da Gesù per mezzo dell'immagine di un uomo forte (Satana), che custodisce bene la sua dimora (in noi), e uno più forte (il Signore), che è in grado di vincere il nemico e di strappargli dalle mani il suo bottino (la nostra umanità). Ma in questo conflitto possiamo anche riconoscere la nostra difficoltà a rinunciare alle nostre forze per consegnarci liberamente e fiduciosamente alla maggior forza di Dio, che si è manifestata nel mistero della croce.
Commento alla Liturgia
Giovedì della III settimana di Quaresima
Prima lettura
Ger 7,23-28
23ma ordinai loro: "Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici". 24Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle. 25Da quando i vostri padri sono usciti dall'Egitto fino ad oggi, io vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti; 26ma non mi hanno ascoltato né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervìce, divenendo peggiori dei loro padri. 27Dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. 28Allora dirai loro: Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.
Vangelo
Lc 11,14-23
14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. 15Ma alcuni dissero: "È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". 16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. 18Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. 19Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. 20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. 21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. 22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. 23Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.
Note
Tornare ad aprirsi
La pagina del Vangelo di Luca di oggi ci racconta di un esorcismo operato da Gesù e di una polemica scoppiata immediatamente dopo, proprio a causa di esso. Ma vorrei che oggi sostassimo su un dettaglio del Vangelo apparentemente secondario rispetto al tono dello stesso racconto, ma a mio avviso più decisivo:
“Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate”.
Siamo abituati a pensare alle manifestazioni del male come eventi eclatanti che ci spaventano e ci terrorizzano. Nel Vangelo di oggi il male ha solo un sintomo: blocca la comunicazione di quest’uomo, gli impedisce di parlare. Credo che tante volte abbiamo fatto la medesima esperienza, cioè ci siamo sentiti bloccati, incapaci di condividere, di raccontarci, di aprire il cuore. Gesù guarisce quest’uomo ed è un po’ come se questo racconto volesse dire a ognuno di noi che anche quando ci troviamo in simili condizioni il Signore può liberarci. Il vero problema è accorgersene e desiderare di tornare ad aprirsi. Nella parte finale del racconto però troviamo una considerazione utile:
“Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde”.
È un po’ come se Gesù volesse dirci che alcune volte possiamo aiutarci da soli, ma altre volte il male che ci accade è più grande delle nostre capacità. Per questo la nostra relazione con Cristo è relazione con chi è più forte non solo di noi ma anche del male stesso. Senza di Lui è difficile restare sempre in piedi.
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