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L'espressione «figlio della pace» è idiomatica. Con questo genere di costruzioni, in ebraico, si allude a qualcuno appartenente a una certa classe o genere di persone. In questo caso Gesù allude a qualcuno che appartiene alla categoria dei pacifici, cioè di quanti restano aperti all'accoglienza dell'altro e della parola di cui è portatore.
Si può notare che lo strumento di guarigione offerto da Gesù ai discepoli non è altro che l'annuncio del regno e della sua vicinanza alla nostra umanità.
L'apparente durezza con cui si chiude il vangelo non è l'autorizzazione a volgersi contro gli altri quando si dimostrano ostili e chiusi. Anzi, Gesù sembra dire di non prendersela quando la missione non suscita accoglienza. L'unico che può e potrà giudicare è Dio alla fine dei tempi. Nell'apostolo deve rimanere ferma la speranza che, però, il regno di Dio resta vicino.
Commento alla Liturgia
XIV Domenica Tempo Ordinario
Prima lettura
Is 66,10-14c
10Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l'amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto. 11Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria. 12Perché così dice il Signore: "Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. 13Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. 14Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l'erba. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi, ma la sua collera contro i nemici.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 65(66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». R.
«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
Seconda Lettura
Gal 6,14-18
14Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 15Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. 16E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. 17D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Vangelo
Lc 10,1-12.17-20
1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11"Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. 17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli".
Note
(Già) Scritti
La nostra vita può essere annuncio del Regno, assicura il vangelo di questa domenica. Per diffondersi in ogni luogo e in ogni cuore, il Verbo di Dio ha scelto la nostra povera umanità come luogo dove portare a compimento il disegno di salvezza universale del Padre. Il mandato missionario non consiste nel dire o fare cose impressionanti, ma nel testimoniare con umile amore una vicinanza di Dio sempre possibile e sempre più intensa di quanto si possa immaginare o desiderare. Naturalmente, per essere testimoni di questa inaudita intimità tra noi e Dio, occorre prima imparare a portare il mistero di Cristo nel nostro corpo e nelle pieghe più sofferte della nostra storia, fino a essere una «nuova creatura» (Gal 6,15).
Il racconto evangelico prende avvio con un’improvvisa e clamorosa espansione del numero degli apostoli chiamati a camminare «a due a due davanti» al Signore Gesù «in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1). Contro ogni tendenza esclusivista o settaria, il vangelo rivela il volto di un Dio che ama coinvolgere il più possibile le differenze iscritte nella nostra umanità perché il «fiume» (Is 66,12) delle sue «consolazioni» (66,11) possa scorrere con forza e allietare ogni circostanza con l’annuncio di una viva speranza:
«Pace a questa casa!» (Lc 10,5).
Del resto, per ogni uomo e ogni donna la «vocazione battesimale» non si esprime in altro modo se non in questo essere «pienamente disponibili all’annunzio del Regno» (cf. colletta) con libertà e creatività.
Tuttavia, per quanto le nostre spalle siano ben coperte dal volto di Dio e dal «petto della sua gloria» (Is 66,11), Gesù preferisce mettere i suoi apostoli ben in guardia rispetto alle inevitabili conseguenze cui l’annuncio (si) espone:
«Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10,3).
Un agnello in mezzo a un branco di lupi è un elemento estraneo, una mosca bianca, uno che si espone al rischio di essere scartato e ferito, proprio a causa della mitezza e della forza rivoluzionaria del messaggio di cui è interprete.
Infatti, la logica delle beatitudini costringe chiunque ha avuto accesso alla vita nuova in Cristo a una condotta di vita in cui la pienezza dei tempi si manifesta nella concretezza di gesti e atteggiamenti quotidiani: essere solidali in un mondo egoista, condividere i beni in una società profondamente individualista, concepire l’amore non solo come un sentimento ma anche come una scelta, praticare l’onestà in mezzo alla furbizia e la giustizia dentro una diffusa illegalità, rinunciare al male anche quando è a fin di bene, rispettare la vita umana in ogni suo tempo e in ogni sua forma, credere che la fedeltà (non la novità) sia l’unico valore a cui non si può proprio rinunciare, iniziare e finire ogni giorno levando il cuore al cielo.
Naturalmente, si tratta di fare tutto questo senza alcuna presunzione, senza trasformare il nostro discepolato in una cattedra dove sentirci migliori degli altri o, peggio ancora, in un’arma da usare contro gli altri. Chiunque voglia annunciare il volto di un Dio capace di accarezzare la nostra umanità «come una madre consola un figlio» (Is 66,13), deve imparare a rinunciare prima a qualsiasi privilegio che non sia quello di permettere al mistero di Cristo di incidere solchi profondi e credibili sul suo proprio «corpo» (Gal 6,17). Tanto da poter esclamare, senza alcuna forma di vanità:
«Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,14).
Il mondo che per un apostolo del Regno è ormai da considerarsi come qualcosa di morto – o almeno prossimo a morire – non è semplicemente quella realtà in cui opera ancora «la potenza del nemico» (Lc 10,19). È soprattutto quella mentalità capace di illuderci che ci sia ancora qualche tipo di gioia nel fatto che gli altri si «sottomettono a noi» (10,17), anziché nella possibilità di lasciarci ospitare dagli altri, con i quali ci sentiamo ormai in cammino verso una dimora eterna:
«Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20).
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