Commento alla Liturgia

Lunedì della XXV settimana di Tempo Ordinario

Prima lettura

Pr 3,27-35

27Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. 28Non dire al tuo prossimo: "Va', ripassa, te lo darò domani", se tu possiedi ciò che ti chiede. 29Non tramare il male contro il tuo prossimo, mentre egli dimora fiducioso presso di te. 30Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. 31Non invidiare l'uomo violento e non irritarti per tutti i suoi successi, 32perché il Signore ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia è per i giusti. 33La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti. 34Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la sua benevolenza. 35I saggi erediteranno onore, gli stolti invece riceveranno disprezzo.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 14(15)

R. Il giusto abiterà sulla tua santa montagna, Signore.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua. R.
 
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore. R.
 
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre. R.

Vangelo

Lc 8,16-18

16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere".

Commento alla Liturgia

Benevolenza

MichaelDavide Semeraro

Questa nuova settimana dell’anno liturgico sarà accompagnata dalla lettura di alcuni passi del libro dei Proverbi. Le lettura liturgica comincia appunto con un detto che ci riguarda in relazione agli altri e non solo a noi stessi:

«non negare un bene a chi ne ha il diritto se hai la possibilità di farlo» (Pr 3,27).

Se questa è la parola con cui si apre la prima lettura, che sarà solennemente ripresa dall’apostolo Giacomo nella sua Lettera, l’ultima suona così:

«agli umili concede la sua benevolenza» (Pr 3,34).

La benevolenza cui ci esorta la prima lettura si concretizza nell’esortazione del Signore Gesù a non privatizzare fino a sprecare i doni che riceviamo dall’Altissimo, perché ne usiamo non solo per noi stessi, ma per metterli a servizio di tutti. Il Signore Gesù, dopo aver raccontato la parabola del seminatore che fa cadere il seme della sua parola e della sua presenza con una larghezza e benevolenza impressionanti, ci ricorda che il destino di questo seme è affidato ora alle nostre mani e non abbiamo il diritto di lasciarlo morire, ma abbiamo il compito di lasciarlo fruttificare:

«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce» (Lc 8,16).

Con questa breve parabola, il Signore si sposta dal campo aperto in cui viene largamente seminata la Parola, all’intimità della casa in cui il seme si fa raggio di luce. Il Signore Gesù non dice che la lampada è posta sul candelabro per vederci meglio, ma precisa, sottilmente, che la lampada accesa va posta in evidenza perché chi entra veda la luce. La nostra esperienza della grazia è chiamata a diventare un dono e un’occasione di grazia per tutti, senza cedere a nessuna inutile forma di privatizzazione intimistica che corrisponderebbe a una follia, proprio come se, dopo aver acceso una lampada, la nascondessimo. Il Signore Gesù si spinge ancora oltre! Dopo averci condotto nell’intimità della casa, ci fa scendere nella profondità del nostro cuore:

«Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce» (Lc 8,17).

La «benevolenza» con cui siamo chiamati a condividere con gli altri i doni ricevuti diventa una spinta a far fruttare pienamente questi doni nella nostra vita più personale e intima, perché tutta la nostra esistenza possa essere un vero processo di crescita e di dilatazione, che comprende sempre un dinamismo di chiarificazione e di consapevolezza. Proprio come quando si accende una piccola lucerna e, pian piano, si impara a riconoscere le cose e le persone in una luce nuova, così è pure dell’intimità del nostro cuore. L’ascolto della Parola e l’incontro quotidiano con il Signore sono sempre l’occasione per diventare più solidali con gli altri e più autentici con se stessi. L’ultima parola che ci viene consegnata nel Vangelo può diventare per noi un vero punto di meditazione e uno spunto esigente di verifica:

«Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere» (Lc 8,18)

… per proteggerlo da se stesso.

Cerca nei commenti

Iscriviti alla mailing list!

Riceverai gli ultimi commenti dei nostri autori direttamente nella tua casella di posta elettronica!

Iscriviti

Verifica i tuoi dati

Verifica di aver digitato correttamente il tuo indirizzo email, leggi e accetta la privacy policy, e premi sul pulsante "Conferma" per completare l'iscrizione.

Conferma

Annulla

Grazie!

La tua iscrizione è stata registrata correttamente.