www.nellaparola.it
Il sostantivo bàptisma (βάπτισμα) è un vocabolo raro rispetto a baptismòs (βαπτισμός). Il battesimo cristiano è inteso senz’altro anche come una fine, una morte, a partire dal significato letterale di “immersione”, ma qui Gesù non allude né a questo battesimo né al successivo battesimo di Spirito. Mediante l’immagine dell’acqua, Gesù intende una prova severa, in particolare un’anticipazione del Getsemani, la propria prova personale.
Unica occorrenza in tutta la Scrittura in cui è usato in senso assoluto, il verbo sunechō (συνέχω), oltre al significato letterale di “tenere insieme”, assume quello di “opprimere, pressare” e, al passivo, “essere tormentato, sollecitato”. In questo caso, sembra opportuno non limitare questa oppressione interiore di Gesù alla paura della morte: si tratta dell’insieme del progetto di vita da attuare prima di morire.
Rispetto al parallelo del Vangelo di Matteo (10,34), che usa il termine “spada”, Luca preferisce il termine più astratto diamerismòs (διαμερισμός), che richiama aspetti diversi: la divisione è provocata da più volontà che detengono ciascuna una parte di responsabilità; inoltre la divisione si inscrive nella durata ed è suscitata da una passione più che da una scelta intellettuale.
Commento alla Liturgia
Giovedì della XXIX settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Ef 3,14-21
14Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, 15dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, 16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito. 17Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, 18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, 19e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. 20A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, 21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 32(33)
R. Dell’amore del Signore è piena la terra.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate. R.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. R.
Il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità. R.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.
Vangelo
Lc 12,49-53
49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! 51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre , madre contro figlia e figlia contro madre , suocera contro nuora e nuora contro suocera ".
Note
Approfondimenti
L’espressione non è greca (di solito nella Scrittura si getta qualcuno o qualcosa “nel fuoco”) e ha un’origine complessa. Tuttavia, evoca molte reminiscenze bibliche sul fuoco che cade dal cielo come punizione di Dio (cf. Gen 19,24; 2Re 1,10-24) e per questo fa pensare al giudizio escatologico.
Nell’Antico Testamento il fuoco è una forza distruttrice, che indica il giudizio di Dio, ma consente anche a Dio di rivelarsi (cf. il roveto ardente) o di guidare il suo popolo (colonna di fuoco).
Luca pensa qui piuttosto al fuoco della buona notizia e dello Spirito Santo.
Per il Gesù storico, probabilmente il detto fa parte di quel linguaggio parabolico e a volte enigmatico da lui prediletto. Egli è consapevole di venire ad accendere un fuoco, ma che sia benefico o malefico dipende dall’atteggiamento che gli uomini assumono di fronte a lui.
Crisi generative
Le parole che Gesù usa nel Vangelo di oggi sono parole facilmente fraintendibili. Eppure Gesù le pronuncia non per fomentare un fondamentalismo religioso, ma bensì una passione per la vita che molto spesso è sconosciuta agli infelici. Infatti dire
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”,
non è un riferimento a un fuoco di guerra, o di distruzione, ma a quel fuoco che i discepoli di Emmaus sentono bruciare dentro il loro cuore quando parlano proprio con Gesù Risorto:
“non ci ardeva il cuore nel petto quando conversava con noi?”,
si domandavano dopo averlo riconosciuto. Un insegnante che ha il fuoco dentro parla con parole che accendono fuoco. Un genitore che ha passione per ciò che vive, accende passione nei figli. Un cristiano che brucia di vita, trasmette vita piena agli altri. È questo il fuoco di cui parla Gesù. Ma poi continua:
“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.
La divisione di cui Gesù sta parlando è la tensione che si viene a creare quando ognuno è se stesso. Infatti solo tra persone vive si creano crisi, ma la crisi di cui Egli parla genera vita, il conflitto invece ne è una degenerazione. Non dobbiamo quindi avere paura delle tensioni che si creano anche nei legami più intimi, dobbiamo però domandarci se essi sono generativi o distruttivi, se cioè ci aiutano a diventare più noi stessi o per amore di una pace falsa vi rinunciamo. Non è forse per questo che un figlio si scontra con il proprio padre? Non è forse per questo che una nuora si scontra con la propria suocera? È la crisi di chi vuole essere se stesso e non l’incarnazione dell’aspettative degli altri.
Cerca nei commenti