www.nellaparola.it
La parola «avversario» (ἀντίδικος) può significare «accusatore», o «antagonista». Emergono due sfumature: la prima sottolinea l'elemento di accusa che implica avere qualcuno avverso, cioè contrario a noi; la seconda, invece, allude a una dimensione di lotta e di combattimento che sperimentiamo quando siamo di fronte a un nemico, con cui siamo entrati in una forte competizione.
Commento alla Liturgia
Venerdì della XXIX settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Ef 4,1-6
1Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, 3avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 23(24)
R. Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.
Vangelo
Lc 12,54-59
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. 56Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? 58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. 59Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Note
Approfondimenti
Il verbo valutare (in greco δοκιμάζω) può avere due significati.
Gesù, dunque, sembra criticare le folle perché si affidano a giudizi sommari e approssimativi, anziché fondare il proprio agire sulle convinzioni personali, che devono sempre formarsi attraverso il senso critico e l'approfondimento.
San Paolo, nella lettera ai romani (Rm 14,22), riserva una speciale «beatitudine» per chi è così libero da obbedire solo alla propria coscienza, solo a ciò «che egli approva», facendo riferimento allo stesso verbo qui tradotto con «valutare».
Chiamare le cose per nome
Gesù nel Vangelo di oggi invita le folle e ognuno di noi a fare una cosa che molto spesso noi intendiamo in maniera sbagliata: giudicare:
“Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”.
Il giudizio di cui Gesù sta parlando non è quello dei tribunali, e non è quello del dito puntato. È il giudizio di chiamare le cose per nome. È una cosa che raramente facciamo ma che dovremmo imparare a fare costantemente. Infatti solo quando chiami le cose per nome allora puoi anche affrontarle, diversamente le subisci. Ma il vero motivo per cui non vogliamo chiamare le cose per nome è per non assumercene la responsabilità. Infatti sapere che una cosa è vera o falsa, bene o male, rende te infinitamente responsabile delle scelte che fai. In verità non si può mai essere liberi finché non si impara a dire a se stessi la verità ad alta voce. Giudicare, infatti, è una disciplina che riguarda soprattutto il rapporto con noi stessi. Il più grande regalo che possiamo farci è avere il coraggio di dirci la verità, e poi avere il coraggio di vivere per essa. Fu proprio questo l’augurio che ricevetti molti anni fa nella festa del mio compleanno: un sacerdote che ho sempre stimato, a me adolescente, regalò un libro con tutte le opere di Platone e vi scrisse sulla prima pagina: “Conosci la Verità e vivi per essa”. Ma Platone non poteva sapere chi fosse davvero quella Verità. Quel sacerdote e io invece si: Gesù.
Cerca nei commenti