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Matteo concentra l’utilizzo di questa espressione più avanti nel suo Vangelo, al capitolo 13, con sette occorrenze, nella sezione delle parabole del Regno. Ai discepoli che qui iniziano a seguirlo, però, Gesù non dà molte spiegazioni su cosa intenda con “regno dei cieli”, se non il riferimento alla sequela, in linea con l’impostazione giudaica per cui prima si mette in pratica quanto il Signore dice, e poi lo si ascolta e lo si capisce (cf. Es 24,7). Sarà nel fare, cioè nel seguire Gesù, che si chiarirà che cos’è il regno dei cieli.
Pur tradotti allo stesso modo, i sostantivi del v. 18 da una parte e quelli dei vv. 20-21 sono diversi: nel primo caso, amphìblēstron (ἀμφίβληστρον) formato dal prefissio “intorno” (amphi, ἀμφί) e dal verbo gettare (bàllō, βάλλω), indica una piccola rete circolare che si getta in modo che rimanga aperta e, scendendo a fondo grazie ai pesi di piombo di cui è munita, catturi vivi i pesci che vi restano intrappolati. Negli altri due casi, è utilizzato il termine generico dìktuon (δίκτυον), che però nel Nuovo Testamento indica solo la rete da pesca.
Pur tradotti allo stesso modo, i sostantivi del v. 18 da una parte e quelli dei vv. 20-21 sono diversi: nel primo caso, amphìblēstron (ἀμφίβληστρον) formato dal prefissio “intorno” (amphi, ἀμφί) e dal verbo gettare (bàllō, βάλλω), indica una piccola rete circolare che si getta in modo che rimanga aperta e, scendendo a fondo grazie ai pesi di piombo di cui è munita, catturi vivi i pesci che vi restano intrappolati. Negli altri due casi, è utilizzato il termine generico dìktuon (δίκτυον), che però nel Nuovo Testamento indica solo la rete da pesca.
Pur tradotti allo stesso modo, i sostantivi del v. 18 da una parte e quelli dei vv. 20-21 sono diversi: nel primo caso, amphìblēstron (ἀμφίβληστρον) formato dal prefissio “intorno” (amphi, ἀμφί) e dal verbo gettare (bàllō, βάλλω), indica una piccola rete circolare che si getta in modo che rimanga aperta e, scendendo a fondo grazie ai pesi di piombo di cui è munita, catturi vivi i pesci che vi restano intrappolati. Negli altri due casi, è utilizzato il termine generico dìktuon (δίκτυον), che però nel Nuovo Testamento indica solo la rete da pesca.
Sono due le possibili sfumature di significato del verbo katartìzō (καταρτίζω): “sistemare, aggiustare”, riportando a una condizione precedente che assicurava un buon funzionamento, oppure “preparare” per uno scopo, come appare in alcune traduzioni di questo versetto.
Commento alla Liturgia
III Domenica Tempo Ordinario
Prima lettura
Is 8,23b–9,3
23poiché non ci sarà più oscurità dove ora è angoscia. In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. 1Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. 2Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. 3Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 26 (27)
R. Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. R.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.
Seconda Lettura
1Cor 1,10-13.17
10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 11Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "Io invece di Cefa", "E io di Cristo". 13È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? 17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Vangelo
Mt 4,12-23
12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. 17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Note
Approfondimenti
Nel greco antico, il verbo anachōrèō (ἀναχωρέω) indica il ritirarsi degli eserciti o di soldati di fronte a una sconfitta o a un pericolo, ma assume anche il significato più generale di “andare via, allontanarsi”. Nel Vangelo di Matteo sono presenti entrambe le sfumature, ma in particolare quella di una “ritirata strategica” in reazione a un pericolo.
Per Matteo è un verbo importante – lo usa infatti dieci volte – in riferimento a Gesù, ai maghi, a Giuseppe nella fuga in Egitto e nel ritorno in Galilea, a Giuda. Lo stesso verbo è usato dalla Settanta per rendere la ritirata di Mosè dal Faraone che voleva ucciderlo in Es 2,15.
Tuttavia, ogni volta che Gesù si ritira, succede qualcosa – qui, per esempio, comincia ad annunciare il Regno – fino a quando non si ritirerà più e andrà incontro alla sua passione.
Utilizzando il termine ethnos (ἔθνος), Matteo distingue tra popolo di Dio (cioè Israele) e popoli pagani, come facevano già la Bibbia ebraica e la tradizione giudaica. Mentre laos (λαός) indica in Matteo il popolo santo di Dio (in ebraico ‘am), ethnos al plurale significa popolo con un’accezione nazionalistica, come nazione di pagani (in ebraico gōyyim).
Già Girolamo ipotizzava che il ministero di Gesù inizi proprio dove il sogno delle tribù di Israele – rappresentate da Zabulon e Neftali (due dei dodici figli di Giacobbe-Israele) – di vivere insieme nella terra promessa si era infranto, e proprio lì inizia ad annunciare il Regno. Gli elementi geografici citati in questi versetti sono letti dall’evangelista alla luce dell’Antico Testamento, per cominciare a dire che Gesù porta luce e salvezza a tutti.
Fin da ora, poi, si svela l’intenzione di Gesù di ricostituire le dodici tribù nell’unico popolo di Israele.
Con la tromba e la fiaccola
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