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Con tre ricorrenze in 4 versetti, il verbo epitimàō (ἐπιτιμάω) rivela il temperamento e lo stile di Marco evangelista: al v. 30 è Gesù che redarguisce, ordina, quasi minaccia i discepoli vietando loro di pronunciare il suo nome e i suoi titoli. Infatti, non è così che il discepolo conosce Gesù, ma camminando dietro di lui, seguendolo fin sotto la croce. Al v. 32 Pietro ammonisce Gesù con lo stesso termine, che al v. 33 risuona ancora sulle labbra di Gesù, in un crescendo drammatico.
Letteralmente il testo suona "deve il Figlio dell'uomo": questo verbo ausiliare – dèi (δεῖ) – posto in testa alla frase esprime la necessità non come una fatalità, ma come indicazione della volontà di Dio rintracciabile nelle Scritture, a cui Marco allude spesso quando lo usa. Si introduce qui una tensione paradossale tra responsabilità e necessità, fra il ruolo degli uomini e il modo di Dio di condurre le cose al loro compimento. In coda alla frase, poi, è collocato il verbo “risorgere”, che rovescia il movimento della sofferenza: in definitiva, questo Figlio d’uomo “deve… risorgere”.
Con tre ricorrenze in 4 versetti, il verbo epitimàō (ἐπιτιμάω) rivela il temperamento e lo stile di Marco evangelista: al v. 30 è Gesù che redarguisce, ordina, quasi minaccia i discepoli vietando loro di pronunciare il suo nome e i suoi titoli. Infatti, non è così che il discepolo conosce Gesù, ma camminando dietro di lui, seguendolo fin sotto la croce. Al v. 32 Pietro ammonisce Gesù con lo stesso termine, che al v. 33 risuona ancora sulle labbra di Gesù, in un crescendo drammatico.
Con tre ricorrenze in 4 versetti, il verbo epitimàō (ἐπιτιμάω) rivela il temperamento e lo stile di Marco evangelista: al v. 30 è Gesù che redarguisce, ordina, quasi minaccia i discepoli vietando loro di pronunciare il suo nome e i suoi titoli. Infatti, non è così che il discepolo conosce Gesù, ma camminando dietro di lui, seguendolo fin sotto la croce. Al v. 32 Pietro ammonisce Gesù con lo stesso termine, che al v. 33 risuona ancora sulle labbra di Gesù, in un crescendo drammatico.
Seguito dall’accusativo come in questa occorrenza, il verbo phronèō (φρονέω) – che letteralmente significa “pensare, giudicare con attenzione” – significa “scegliere il partito di, prendere le parti di”. Qui risuona la grande antitesi del Vangelo di Marco: o parteggiare per Dio o per l’uomo; o scegliere la visione umana sul destino ultimo della vita o riconoscere il Messia in Gesù sofferente.
Commento alla Liturgia
Giovedì della VI settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Gen 9,1-13
1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere. 3Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. 4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. 5Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello. 6Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio è stato fatto l'uomo. 7E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela". 8Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: 9"Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, 10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra. 11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra". 12Dio disse: "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. 13Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 101(102)
R. Il Signore dal cielo ha guardato la terra.
Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera. R.
Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
«Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte». R.
I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza,
perché si proclami in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
quando si raduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore. R.
Vangelo
Mc 8,27-33
27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti". 29Ed egli domandava loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. 31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: "Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Note
Chi è Gesù per te?
Se qualcuno ci domandasse a bruciapelo “Chi è Gesù per te?”, cosa risponderemmo? Forse anche noi abbiamo un po’ le idee confuse e magari diremmo di Gesù tante cose buone ma non proprio quelle giuste. Magari lo penseremmo come un aiuto, come una protezione, come uno che ci indica strade di vita possibili, e molte altre cose simili. Ma in ultima analisi Gesù è il Cristo, così come afferma Pietro, cioè il nostro Salvatore, colui che salva la nostra vita. La cosa drammatica che però il Vangelo di oggi annota, consiste nel fatto che nonostante Pietro risponda correttamente, la sua mentalità è completamente lontana da quella risposta giusta:
“Gesù cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»”.
Se accetti che Gesù è il Messia, devi accettare anche la modalità che Egli ha scelto per esserlo. E questa modalità è la debolezza, è la Croce. Noi vorremmo un Messia che ci tolga la debolezza, i problemi, e la Croce. Egli invece ci salva proprio attraverso di essi ma a patto di accoglierli e di viverli insieme con Lui. È questa la lezione che Pietro deve imparare, e fino ad allora è solo un povero diavolo che deve rimettersi in carreggiata, perché “non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini”.
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