Commento alla Liturgia

Giovedì della I settimana di Quaresima

Prima lettura

Est 4,1.3-5.12-14

1Quando Mardocheo seppe quello che era accaduto, si stracciò le vesti, indossò un sacco e si cosparse di cenere. Precipitatosi nella piazza della città, gridava a gran voce: "Viene distrutto un popolo che non ha fatto nulla di male". 3In ogni provincia in cui erano state pubblicate le lettere, c'erano grida e lamenti e grande afflizione tra i Giudei, i quali si stendevano sul sacco e sulla cenere. 4Entrarono le ancelle e gli eunuchi della regina e le parlarono. All'udire quel che era accaduto, rimase sconvolta e mandò a vestire Mardocheo e a togliergli il sacco; ma egli non acconsentì. 5Allora Ester chiamò il suo eunuco Acrateo, che stava al suo servizio, e lo mandò a chiedere informazioni precise a Mardocheo. [ 12Acrateo riferì a Mardocheo tutte queste parole di Ester. 13Mardocheo disse ad Acrateo: "Va' a dirle: "Ester, non dire a te stessa che tu sola potrai salvarti nel regno, fra tutti i Giudei. 14Perché se tu ti rifiuti in questa circostanza, da un'altra parte verranno aiuto e protezione per i Giudei. Tu e la casa di tuo padre perirete. Chi sa che tu non sia diventata regina proprio per questa circostanza?"".

Salmo Responsoriale

Dal Sal 137 (138)

R. Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.

Vangelo

Mt 7,7-12

7Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 9Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? 10E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! 12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.

Commento alla Liturgia

Convertire... il leone

MichaelDavide Semeraro

La lettura annuale della supplica di Ester a favore del suo popolo colora di toni carnevaleschi l’austero tempo della Quaresima. Il libro di Ester è il rotolo che la tradizione ebraica fa leggere per intero nel giorno della festa di Purim, ricorrenza amatissima soprattutto dai bambini per il tono festaiolo e per la possibilità di lasciarsi finalmente andare senza osservare le minuziose e seriose prescrizioni del culto abituale, sia in sinagoga che in casa. Il libro di Ester esige un atteggiamento che potremmo definire colorato, perché è un libro che parla della vita così com’è: con il suo carico di elementi bizzarri, imprevisti, inauditi in cui l’umanità è affidata a se stessa, senza per questo essere abbandonata a se stessa. Nella rilettura annuale del rotolo di Ester il popolo ebraico ricorda a se stesso e al mondo intero che con il male bisogna saper scherzare come il domatore fa con il leone, fino ad ammansirlo e a renderlo talora ridicolo, senza per questo mancargli di rispetto.
Il ritrovamento annuale di Ester nel tempo quaresimale, per noi cristiani che ci prepariamo alla celebrazione della Pasqua di Cristo Signore, è un aiuto a non prendere troppo sul serio il male, ma quasi a canzonarlo facendo il suo stesso gioco: renderci talmente piccoli e svenevoli come Ester davanti al re Assuero da riuscire così sgominare i perfidi progetti dell’Aman di turno. Mentre bruciavano i negozi degli Ebrei nella tristemente famosa “notte dei cristalli”, Edith Stein, dalla quiete non certo irenica del Carmelo, evocava la sinistra figura di Aman e invocava l’avvento di una nuova Ester capace di risvegliare il Leone di Giuda contro l’altro leone:

«Vieni in soccorso a me, che sono orfana, e poni sulle mie labbra una parola opportuna davanti al leone, e rendimi gradita a lui» (Est 4,17gg).

L’astuzia con cui Ester cerca di conquistare il cuore del re Assuero diventa per noi una sorta di metodo per la preghiera. La prima cosa importante è quella di non presumere né, tantomeno, di pretendere: bisogna prima di tutto e soprattutto rischiare di prendere la parola davanti a Dio correndo il rischio di essere ascoltati come pure quello di non essere esauditi.
Da bambino anche il Signore Gesù avrà giocato a Purim con i suoi compagni, imparando che il male va combattuto prima di tutto smascherandolo con la propria disponibilità a perdere tutto per provare a vincere. Come Ester, nella notte della sua passione, il Signore Gesù «si prostrò a terra» (4,17p) facendosi talmente piccolo e debole da poter avere la forza di affrontare con la stessa dignitosa eleganza della regina il suo libero dono pasquale. La nostra preghiera non è semplicemente un ripetere e un insistere come fanno i pagani, ma un esporci coraggioso e libero allo sguardo di Dio cui sentiamo il diritto di rivolgere la parola come figli e non come schiavi. Una certezza diventa la base della nostra audacia orante:

«Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!» (Mt 7,11).

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