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Commento alla Liturgia
Martedì della III settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
2Sam 6,12b-15.17-19
12Ma poi fu detto al re Davide: "Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Edom e quanto gli appartiene, a causa dell'arca di Dio". Allora Davide andò e fece salire l'arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide, con gioia. 13Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un giovenco e un ariete grasso. 14Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod di lino. 15Così Davide e tutta la casa d'Israele facevano salire l'arca del Signore con grida e al suono del corno. 17Introdussero dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo posto, al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. 18Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti 19e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne arrostita e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 23(24)
R. Grande in mezzo a noi è il re della gloria.
oppure:
R. Il Signore è il re della gloria.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria. R.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.
Vangelo
Mc 3,31-35
31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: "Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano". 33Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre".
Distribuire
Dopo averci ammonito circa la possibilità di essere contro Dio e la forza persuasiva del suo Spirito – inciampando nella forma paradossale della rivelazione messianica – il vangelo odierno sembra invece volerci indicare fino a che punto sia possibile entrare in una relazione con la persona divino-umana di Cristo, talmente profonda da superare quei vincoli che la carne e il sangue possono garantire. Presumibilmente preoccupati del fatto che Gesù stia abbracciando uno stile di vita e di condivisione troppo radicale con la folla dei suoi discepoli (cf. Mc 3,21), sua «madre» e «i suoi fratelli» cercano di «chiamarlo», non potendo però fare altro che stare «fuori» nella speranza e nell’attesa di un suo cenno (3,31). Tutti facciamo esperienza di quei momenti in cui le nostre «radici», dalle quali ci siamo liberamente separati per entrare nell’avventura della nostra esistenza, bussano alla nostra porta nel tentativo di recuperare o celebrare modalità relazionali ormai superate e archiviate nel libro della memoria. In queste situazioni non è mai facile sentirsi liberi e disinvolti, anzi è molto facile (re)agire ingenuamente o emotivamente, cercando di accondiscendere alle aspettative dell’altro per non urtare la sua sensibilità. Il Signore Gesù, al contrario, si rivela assolutamente libero di non dover giustificare affatto né il suo comportamento, né l’ingresso della sua vita in una trama di relazioni più ampie e più profonde di cui sembra essere molto felice e fiero:
«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» (Mc 3,33).
La domanda con cui Gesù (non) risponde ai suoi parenti non è soltanto un diniego al loro desiderio di incontrarlo, ma un invito per ogni discepolo a considerare quanto seria e impegnativa sia la vita nuova dei legami nello Spirito. Mentre vorremmo sentirci garantiti nella relazione con Dio a partire da un forte senso di appartenenza alle persone e ai contesti di fede che hanno accompagnato lo sviluppo del nostro battesimo, la voce incandescente del Signore Gesù rivendica la necessità di un solo grande vincolo da verificare:
«Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3,34-35).
Lo sguardo circolare posato su quanti sono disposti a stare intorno a lui per ascoltare la sua parola è una rivelazione di quale dignità sia nascosta e presente nel tempio della nostra umanità. Partendo dai legami orizzontali («fratello e sorella»), per arrivare alla possibilità di un legame verticale nel quale svolgiamo persino una funzione generativa («madre»), Gesù introduce la nostra umanità nello spazio di Dio, dove non c’è più alcuna separazione tra coloro che sono uniti in una comunione d’amore. Il poverello di Assisi ha lungamente meditato questo mistero, quando ha donato alla Chiesa il sogno della fraternità universale: «Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri» (San Francesco, Lettera ai fedeli, I).
Un po’ di questa libertà di poter esprimere ciò che ci sta veramente a cuore risplende anche nel modo con cui Davide «fece salire l’arca di Dio» (2Sam 6,12) a Gerusalemme. Il libro di Samuele lo descrive quasi nudo – «era cinto di un efod di lino» (6,14) – e pieno di «gioia» (6,12), mentre accompagna la processione fino alla tenda dove vengono offerti «olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore» (6,17). Il futuro re d’Israele diventa già in questa occasione un paradigma di fedeltà a Dio, perché attesta che la relazione con lui merita di essere vissuta e celebrata «con tutte le forze» (6,14) per poter diventare autentica. Il segno che questo forte coinvolgimento non sia un (altro) modo per mettere al centro se stessi non può essere altro che una rinnovata capacità di condividere i doni e i beni, perché ciascuno abbia il necessario:
«Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d’Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne arrostita e una schiacciata di uva passa» (2Sam 6,18-19).
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