Commento alla Liturgia

Martedì della IX settimana di Tempo Ordinario

Prima lettura

2Pt 3,11b-15a.17-18

11Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, 12mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! 13Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova , nei quali abita la giustizia. 14Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. 15La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza: così vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, secondo la sapienza che gli è stata data, 17Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore dei malvagi. 18Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 89(90)

R. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati, 
da sempre e per sempre tu sei, o Dio. R.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo». 
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato, 
come un turno di veglia nella notte. R.

Gli anni della nostra vita sono settanta, 
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione; 
passano presto e noi voliamo via. R.

Saziaci al mattino con il tuo amore: 
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. 
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli. R.

Vangelo

Mc 12,13-17

13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?". 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: "Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo". 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare". 17Gesù disse loro: "Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio". E rimasero ammirati di lui.

Commento alla Liturgia

Aspettare

MichaelDavide Semeraro

L’apostolo Pietro sembra essere radicalmente fiducioso:

«Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia» (2Pt 3,13).

Il breve racconto che viene oggi evocato dal Vangelo ci mette di fronte a un Gesù in cui abita un senso di «giustizia» che non sfugge nemmeno ai suoi nemici, i quali «rimasero ammirati di lui» (Mc 12,17). Eppure sembra che non basti l’ammirazione a colmare quel fossato che si è creato nel cuore di quanti ormai sembrano aver smarrito quell’immagine di Dio che pure è impressa – per il dono della grazia attraverso i doni della natura – nel cuore di tutti. Potremmo intendere la risposta del Signore rivolta a ciascuno di noi e riguardante la nostra stessa vita:

«Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo» (Mc 12,15).

Siamo richiamati a guardare noi stessi come fossimo una moneta, per cercare di capire che cosa riusciamo a dire di noi stessi e, soprattutto, in relazione a chi progettiamo e spendiamo la nostra vita.
Un testo di un monaco medievale può aiutarci a ripensare la nostra realtà di creature chiamata a non perdere la memoria di se stesse: «Ecco che il vaso di porcellana sfugge dalla mano di colui che l'ha impastato; sfugge dalla mano che lo tiene e lo porta. Se gli succedesse di cadere dalla tua mano, sarebbe un disastro, perché si romperebbe in mille pezzi, si ridurrebbe a nulla. Egli lo sa, e per tua grazia non cade. Abbi pietà, Signore, abbi pietà: tu ci hai modellati, e noi siamo argilla (Ger 18,6; Gen 2,7). Fin qui restiamo fermi, fin qui la mano della tua forza ci porta; siamo sospesi alle tue tre dita, la fede, la speranza e la carità, con le quali sostieni la massa della terra, la solidità della tua santa Chiesa. Abbi compassione, sostienici; la tua mano non ci lasci cadere. Raffinaci al fuoco dello Spirito Santo il cuore e la mente (Sal 26,2); consolida ciò che in noi hai modellato, affinché non ci disgreghiamo e non ci riduciamo all'argilla che eravamo o al nulla» (GUGLIELMO DI ST. THIERRY, Orazioni meditative, 1, 1).
La preghiera è forse la scuola in cui siamo chiamati ogni giorno a ripulire la moneta della nostra vita perché sia veramente capace di favorire lo scambio e l’incontro, piuttosto che essere motivo di opposizione e di oppressione. Se sapremo sempre meglio «di chi» (Mc 12,16) siamo e a chi vogliamo realmente assomigliare, allora la nostra vita potrà conoscere uno splendore inimmaginato eppure assolutamente riconoscibile. Il primo passo che ci viene richiesto è quello di fare verità: in realtà il solo fatto che i notabili abbiano una moneta romana dice chiaramente che si servono della moneta della nazione occupante e così ne accettano, in realtà, l’amministrazione e il dominio con tutte le angherie che ciò comporta, soprattutto per i più poveri. Allora risuona ancora più forte l’esortazione dell’apostolo:

«Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia» (2Pt 3,14)!

Cerca nei commenti

Unica occorrenza nel Nuovo Testamento, nella Bibbia dei Settanta il verbo agrèuō (ἀγρεύω) è usato in senso figurato: “cacciare, prendere in trappola”. Come accadeva ai profeti antichi, anche Gesù profeta viene insidiato “nella parola” (lògos, λόγος), con un tranello apparentemente senza via d’uscita. La tradizione dei padri della Chiesa ha collegato il termine eikōn (εἰκών) a Gen 1,27: l’uomo “creato a immagine e somiglianza di Dio”, sul quale i rabbini fondano il divieto di raffigurare Dio. Con la consueta ironia di Marco, qui Gesù interroga i suoi provocatori proprio sull’immagine che compare sulla moneta e sull’iscrizione, termine che comparirà di nuovo per indicare quella sulla croce.

Iscriviti alla mailing list!

Riceverai gli ultimi commenti dei nostri autori direttamente nella tua casella di posta elettronica!

Iscriviti

Verifica i tuoi dati

Verifica di aver digitato correttamente il tuo indirizzo email, leggi e accetta la privacy policy, e premi sul pulsante "Conferma" per completare l'iscrizione.

Conferma

Annulla

Grazie!

La tua iscrizione è stata registrata correttamente.