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Il verbo usato per “amare” è quello che designa l’amore filiale, fraterno: phileō (φιλέω), L’amore di Dio che si manifesta nel Messia è un amore che va fino alla croce.
Questo è il detto di Gesù più citato: sei volte nei quattro vangeli, per dire che la vita non è un tesoro da rapire o custodire gelosamente, ma un dono, e la si può ottenere solo donandola.
La traduzione rende l’espressione greca “nel nome di” (eis onoma, εἰς ὄνομα), “nella sua qualità di”, secondo il significato semitico sottostante, per cui la ricompensa verrà dall’intenzione con cui si accoglie un inviato di Gesù.
La traduzione rende l’espressione greca “nel nome di” (eis onoma, εἰς ὄνομα), “nella sua qualità di”, secondo il significato semitico sottostante, per cui la ricompensa verrà dall’intenzione con cui si accoglie un inviato di Gesù.
Commento alla Liturgia
Lunedì della XV settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Is 1,10-17
10Ascoltate la parola del Signore, capi di Sòdoma; prestate orecchio all'insegnamento del nostro Dio, popolo di Gomorra! 11"Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? - dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. 12Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri? 13Smettete di presentare offerte inutili; l'incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. 14Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. 15Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. 16Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, 17imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 49(50)
R. A chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio.
«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica. R.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocàusti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili». R.
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle? R.
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora». R.
Vangelo
Mt 10,34–11,1
34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera ; 36e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". 1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Note
Prendere posizione
La parola del profeta Isaia non lascia scampo: la fedeltà a Dio è sempre proporzionale all’attenzione profondamente coinvolta verso la condizione dell’«orfano» e della «vedova» (Is 1,17). Le parole che il Signore Gesù rivolge ai suoi discepoli non sono certo da meno e, se segnano il passaggio a una nuova sezione del Vangelo che segue quelle del discorso della montagna e dei dieci segni di guarigione, non fanno altro che sottolineare come e quanto, dopo le parole e i gesti del Signore Gesù, è ora il turno dei discepoli, il nostro turno:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada» (Mt 10,34).
Prima di illustrare le reazioni di Giovanni Battista, dei galilei e dei farisei, Matteo sente l’urgenza di mettere in chiaro quello che il Signore Gesù si aspetta dai suoi discepoli, costituiti apostoli per generare ancora dei discepoli. La regola della generazione nella fede, che crea quella che potremmo definire la genealogia ecclesiale, si concentra in poche parole:
«Chi avrà tenuto per sé la propria vita la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39).
In tal modo viene messo in chiaro, senza nessuna ambiguità, che la fedeltà alla parola e allo stile di Gesù non può che sconvolgere tutti i parametri, persino e forse prima di tutto quelli affettivi. Così la «pace» diventa una «spada», perché la parola da annunciare e da testimoniare è prima di tutto una parola che chiede la propria conversione, spinta fino all’attraversamento delle dogane interiori che ci tengono chiusi nei nostri recinti di egoismo e di autoreferenzialità. Il segno dell’accoglienza del Vangelo nella propria vita - prima di farsi annunciatori del Vangelo per la vita degli altri - comporta che il discepolo accetti di ritrovarsi personalmente nel numero di quei «piccoli» (10,42) che sono il parametro della storia in senso inverso alla mondanità. Per troppo tempo abbiamo rischiato di identificare la “mondanità” con una certa capacità di godere e gioire della vita, dimenticando che, dal punto di vista del Vangelo, essa è legata all’incapacità di avere occhi e cuore per gli altri.
Non è possibile che il Vangelo segni profondamente ed efficacemente la nostra vita senza una frattura instauratrice attraverso cui ogni aspetto dell’esistenza – prime fra tutte le relazioni – possa essere vissuto più profondamente, passando dalla servitù a se stessi al servizio verso gli altri, cominciando da quanti – poveri e piccoli – non solo non potranno ricambiarci, ma forse non osano neppure chiedere attenzione e cura. Prendere posizione per Cristo e il suo Vangelo significa accettare di scendere – fino a condividere – la propria ricerca di felicità con coloro che rischiano di esserne esclusi. Ancora di più e ancora oltre… ogni discepolo è chiamato a ritrovarsi, infine, nel numero di quei piccoli che il Vangelo pone come il criterio di discernimento della storia non solo del mondo, ma anche e prima di tutto della Chiesa.
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