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Ci si può chiedere in cosa consista questa attività del nemico: si potrebbe trattare dell’interpretazione della parola del Regno. Infatti, la prima delle attività del Maligno è deviare l’uomo dalla comprensione della Parola, distorcendone il senso, per portarlo sotto un altro potere. Sul piano della comunità matteana, l’avversario potrebbe essere chiunque tenti di attenuare la portata delle parole di Gesù e la sua interpretazione della Torah.
Commento alla Liturgia
Sabato della XVI settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Ger 7,1-11
1Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremia: 2"Férmati alla porta del tempio del Signore e là pronuncia questo discorso: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che varcate queste porte per prostrarvi al Signore. 3Così dice il Signore degli eserciti, Dio d'Israele: Rendete buone la vostra condotta e le vostre azioni, e io vi farò abitare in questo luogo. 4Non confidate in parole menzognere ripetendo: "Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!". 5Se davvero renderete buone la vostra condotta e le vostre azioni, se praticherete la giustizia gli uni verso gli altri, 6se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia dèi stranieri, 7io vi farò abitare in questo luogo, nella terra che diedi ai vostri padri da sempre e per sempre. 8Ma voi confidate in parole false, che non giovano: 9rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate. 10Poi venite e vi presentate davanti a me in questo tempio, sul quale è invocato il mio nome, e dite: "Siamo salvi!", e poi continuate a compiere tutti questi abomini. 11Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome? Anch'io però vedo tutto questo! Oracolo del Signore.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 83(84)
R. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti.
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. R.
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio. R.
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio,
cresce lungo il cammino il suo vigore. R.
Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi. R.
Vangelo
Mt 13,24-30
24Espose loro un'altra parabola, dicendo: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". 28Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". 29"No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio"".
Note
Approfondimenti
Questa espressione ricorre 7 volte nel cap. 13 e, poichè corrisponde all’uso antico della sinagoga, testimonia l’origine giudeo-cristiana della comunità di Matteo.
La parola basileia (βασιλεία) può esprimere diversi concetti, oltre a quello di “regno”: regalità, dominio, potestà regia, signoria. Per interpretarla correttamente occorre tenere conto del suo retroterra biblico, per cui significa che è Dio a governare “come” un re. Dunque l’accento è posto sulla relazione tra chi governa e chi è governato, e non su un concetto astratto di dominio o su un territorio sul quale questo dominio viene esercitato.
Il termine “cieli”, ugualmente molto importante per Matteo rispetto agli altri evangelisti, guida il lettore alla scoperta di un mondo possibile a partire dal mistero della realtà quotidiana, spesso intricato e difficile.
Salvi
La parola direttiva che viene rivolta a Geremìa giunge oggi anche a noi, come un appello a cui occorre saper rispondere con una reazione sincera e attenta:
«Férmati alla porta del tempio del Signore e là pronuncia questo discorso: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che varcate queste porte per mostrarvi al Signore» (Ger 7,2).
Se il nostro desiderio non può che essere quello di crescere sempre un po’ di più, e di muovere la nostra vita sempre un po’ più in avanti, molto spesso la parola di Dio ci chiede di essere disposti a fare esattamente il contrario: fermarci ed essere disposti a considerare se e in quale direzione stiamo evolvendo verso una pienezza di vita.
Il luogo «esistenziale» oggetto di verifica, secondo quanto il Signore dice al profeta, potrebbe essere definito come l’abitudine a non verificare attentamente se tra quello che (ci) diciamo e i nostri comportamenti abituali ci sia un rapporto di alleanza autentico:
«Non confidate in parole menzognere ripetendo: “Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!”» (Ger 7,4).
L’aspetto menzognero di questa triplice affermazione non è da ricercarsi nell’errata identificazione del luogo, ma nell’illusione di poterci sentire in una relazione vera con Dio solo in termini formali, senza verificare quanto il nostro cuore sia davvero il tempio in cui dimora la sua parola.
Il racconto del «buon seme» e della «zizzania» è «un’altra parabola» (Mt 13,24-25) con cui possiamo verificare quanto stiamo riuscendo a custodire il nostro cuore senza inutili allarmismi e senza pericolosa superficialità. L’invito di Geremia a fermarsi e a non entrare in pericolosi automatismi potrebbe essere un modo per rileggere la risposta che il padrone fornisce ai servi quando questi vorrebbero precipitarsi a raccogliere la zizzania spuntata in mezzo al grano (13,25):
«No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano» (Mt 13,29).
Eliminare frettolosamente i segni di una diversità – e di una complessità – può essere molto pericoloso, perché ci fa correre il rischio di annullare anche quei processi in corso nei quali ciò che appare come male, in realtà, potrebbe ancora manifestare la sua capacità di evolvere in bene. L’insegnamento di Gesù è allora quello di vigilare sui nostri desideri di perfezionismo, soprattutto quando siamo armati delle migliori intenzioni. Se e quando il bene è seminato nel nostro cuore, con sincerità e fedeltà, non dobbiamo avere paura degli assalti del male. Anzi, dobbiamo fare molta attenzione a non diventare troppo intransigenti, finendo con l’utilizzare, a fin di bene, gli strumenti violenti del male per difenderci.
Del resto, forse non siamo nemmeno così responsabili di quelle fastidiose erbacce che spesso vediamo spuntare nel giardino della nostra vita. Su questo punto il Signore Gesù offre ai suoi discepoli una parola di grande consolazione, che dovremmo ogni tanto recuperare e ripetere nel nostro cuore:
«Un nemico ha fatto questo!» (Mt 13,28).
A partire da questa affermazione, potremmo imparare a non cercare sempre un colpevole, per continuare a coltivare con più serenità e maggior distacco la terra che è stata affidata alla nostra cura. Del resto, colui che ha iniziato in noi l’opera buona della sua redenzione, alla fine dei tempi, saprà certamente cercare e trovare nella nostra terra un po’ di grano buono da riporre nel «granaio» (13,30) del cielo e dell’eternità.
Allora, quando ci saremo colmati della sua pazienza e della sua speranza, potremo entrare nella casa del Signore dicendo «siamo salvi», insieme a tanti fratelli e sorelle che, con noi e come noi, avranno assimilato la forza mite di un amore capace di guardare in alto e in lungo, senza mai farsi turbare dalla debolezza e dal peccato:
«Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio, e ha le tue vie nel suo cuore» (Sal 83,6).
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