www.nellaparola.it
Questo termine sklērocardìa (σκληροκαρδία) è così raro da comparire solo tre volte nella Settanta, dove denuncia l’atteggiamento di chi rifiuta di ascoltare la parola di Dio e, in questo caso, squalifica anche l’interpretazione farisaica dei precetti di Mosè, indicati in Dt 24,1-4, da intendersi solo come concessioni fatte all’opacità del cuore umano. Per questo Gesù risale subito dopo alle intenzioni originarie di Dio nella Genesi.
Per Gesù è importante riconoscere la presenza di Dio nell’unione fra l’uomo e la donna, attestare un atto divino nella scelta della vita coniugale, perché anche in tal modo annuncia la vicinanza del Regno. Questo è il senso di un verbo denso come suzèugnumi (συζεύγνυμι), “portare un giogo insieme”: Dio abita in permanenza l’unione coniugale che l’uomo e la donna vivono in lui.
Commento alla Liturgia
Venerdì della VII settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Sir 6,5-17
5Una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioni. 6Siano molti quelli che vivono in pace con te, ma tuo consigliere uno su mille. 7Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui. 8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 9C'è anche l'amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore. 10C'è l'amico compagno di tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 11Nella tua fortuna sarà un altro te stesso e parlerà liberamente con i tuoi servi. 12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e si nasconderà dalla tua presenza. 13Tieniti lontano dai tuoi nemici e guàrdati anche dai tuoi amici. 14Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. 15Per un amico fedele non c'è prezzo, non c'è misura per il suo valore. 16Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore. 17Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 118(119)
R. Guidami, Signore, sul sentiero dei tuoi comandi.
Benedetto sei tu, Signore:
insegnami i tuoi decreti.
Nei tuoi decreti è la mia delizia,
non dimenticherò la tua parola. R.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie. R.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.
Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in essi è la mia felicità. R.
Vangelo
Mc 10,1-12
1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".
Note
Le buone relazioni
Oggi le Scritture riproducono in stereofonia un sapiente inno alle «buone relazioni» (Sir 6,5). Lo splendido intreccio del discorso di Gesù ben Sirach sull’amicizia e del Signore Gesù sul matrimonio sono un perfetto ‘manuale d’amore’, che ci ricorda quanto sia necessario accogliere la dimensione dell’affettività sia come dono, sia come compito.
La prima notizia che viene a turbare un certo modo ingenuo e diffuso di concepire l’amore emerge con crescente chiarezza dalla riflessione del Siracide. Il sapiente insegna a gestire il bisogno di relazioni – che abita profondamente il cuore di ciascuno – con prudenza:
«Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui» (Sir 6,7).
Le motivazioni, a ben pensarci, sono abbastanza ovvie e la lista potrebbe anche estendersi, oltre la fantasia del Siracide: «C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. C’è anche l’amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore» (6,8-9). La perenne validità di queste raccomandazioni nasce e trova conferma dall’esperienza che ciascuno matura avventurandosi nella fragile e indispensabile sfera degli affetti umani. Eppure, per quanto risaputo e ragionevole, il principio della gradualità stenta a radicarsi negli atteggiamenti con cui gestiamo i nostri rapporti. Con estrema, eccessiva facilità ci buttiamo dentro le relazioni con immatura impulsività, per poi gustare tutta l’amarezza della delusione, quando siamo costretti a riconoscere che, in realtà, non avevamo trovato alcun «tesoro» (6,14), ma solo l’opportunità di un commercio conveniente.
La necessità di mettere alla prova la qualità delle relazioni d’amore appare in modo indiscutibile quando a volersi bene sono un uomo e una donna. Ieri come oggi, emerge nel cuore di chi vive questa esperienza il dubbio se sia davvero possibile portarla avanti fino in fondo, oppure se a un certo punto non sia più logico, quantomeno «lecito a un uomo ripudiare la propria moglie» (Mc 10,2). Il Signore Gesù osserva il problema da un punto di vista privilegiato, «dall’inizio della creazione» (10,6), e rintraccia l’unico sogno di Dio:
«e i due diventeranno una carne sola» (Mc 10,8).
Se l’amore necessita prudenza nel suo momento iniziale, dopo non può che realizzarsi attraverso l’imprudenza di una donazione totale, irrevocabile. E ciò, se anche fosse un sogno impegnativo, non può che essere davvero l’unico sogno conforme al nostro cuore, anche quando è paralizzato nella sua «durezza» (10,5). Che amore sarebbe quello che, dopo i necessari accertamenti, continua ad avere e a richiedere un «prezzo» (Sir 6,15)?
Certo, le buone relazioni costano, esigono prudenza e follia, gradualità e definitività. Scegliere di viverle, tuttavia non sembra più di tanto facoltativo. Dal momento che «un amico», un amore «fedele è medicina che dà vita» (6,16), «non c’è misura per il suo valore» (6,15).
Cerca nei commenti