Commento alla Liturgia

Mercoledì della VII settimana di Tempo Ordinario

Prima lettura

Sir 4,12-22

12Chi ama la sapienza ama la vita, chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia. 13Chi la possiede erediterà la gloria; dovunque vada, il Signore lo benedirà. 14Chi la venera rende culto a Dio, che è il Santo, e il Signore ama coloro che la amano. 15Chi l'ascolta giudicherà le nazioni, chi le presta attenzione vivrà tranquillo. 16Chi confida in lei l'avrà in eredità, i suoi discendenti ne conserveranno il possesso. 17Dapprima lo condurrà per vie tortuose*, gli incuterà timore e paura, lo tormenterà con la sua disciplina, finché possa fidarsi di lui e lo abbia provato con i suoi decreti; 18ma poi lo ricondurrà su una via diritta e lo allieterà, gli manifesterà i propri segreti*. 19Se invece egli batte una falsa strada, lo lascerà andare e lo consegnerà alla sua rovina. 20Tieni conto del momento e guàrdati dal male, e non avere vergogna di te stesso. 21C'è una vergogna che porta al peccato e c'è una vergogna che porta gloria e grazia. 22Non usare riguardi a tuo danno* e non arrossire a tua rovina.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 118(119)

R. Grande pace per chi ama la tua legge.

Grande pace per chi ama la tua legge:
nel suo cammino non trova inciampo. 
Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti: 
davanti a te sono tutte le mie vie. R.

Sgorghi dalle mie labbra la tua lode, 
perché mi insegni i tuoi decreti.
La mia lingua canti la tua promessa, 
perché tutti i tuoi comandi sono giustizia. R.

Desidero la tua salvezza, Signore, 
e la tua legge è la mia delizia. 
Che io possa vivere e darti lode: 
mi aiutino i tuoi giudizi. R.

Vangelo

Mc 9,38-40

38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva". 39Ma Gesù disse: "Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

Commento alla Liturgia

Strada

MichaelDavide Semeraro

Il Siracide ricorda con forza al cuore l’atteggiamento libero e liberante dell’Altissimo: «Se egli invece batte una falsa strada, lo lascerà andare e lo consegnerà alla sua rovina» (Sir 4,19). Il Vangelo ci pone di fronte al Signore Gesù che si prende cura che i suoi discepoli non si allontanino dalla rettissima strada del Vangelo cedendo alla lusinghe di atteggiamenti così esclusivi da diventare escludenti. Per Giovanni non ci sono dubbi: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» (Mc 9,38). La risposta di Gesù è di segno opposto e rivela al discepolo la magnanimità e la serenità che vengono dal seguire la strada del Vangelo:

«chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40).

Un principio semplice che sgombra il cuore e la mente da ogni inutile paura e permette quel disarmo necessario per poter camminare tutti insieme senza temere la diversità del passo dell’altro. 
Il salmista si fa portavoce di questa attitudine di magnifica tranquillità: «Grande pace per chi ama la tua legge: nel suo cammino non trova inciampo» (Sal 118,165). Per radicalizzare la preghiera potremmo anche dire che nessuno potrà toglierci la pace e ciascuno è benvenuto sulla strada di ricerca e di amore che, giorno dopo giorno, cerchiamo di percorrere. Potremmo anche applicare questo passo del Vangelo al nostro cuore: ci sono anche in noi, nell’intimo del nostro cuore, alcuni angoli e alcune attitudini che non sembrano seguire il Vangelo e persino appaiono in contraddizione con gli insegnamenti del Maestro e che pure, a ben guardare, sono capaci di incarnare alcuni tratti del Vangelo ben oltre il nostro controllo e in modo ancora più profondo di tute le nostre progettazioni personali. Tutto ciò che in noi – e naturalmente anche negli altri – non è «contro» il cuore di Cristo è «per» il Signore una strada possibile di verità e di amore. 
Così pure la Chiesa è chiamata continuamente a resistere alla tentazione di trasformarsi in una “chiesuola” arroccata sulle proprie certezze e i propri pregiudizi, che rischiano di trasformarsi in giudizi amari. Non sono i discepoli ma è il Signore Gesù il centro attorno al quale la comunità di fede, di speranza, di amore non si stringe, ma si allarga sempre di più. Questo respiro di sequela condivisa è come la Saggezza di cui ci parla il Siracide: essa è una realtà che l’Altissimo partecipa ai suoi figli come dono, ma è anche il frutto di uno sforzo di ricerca attraverso il desiderio. Le cose essenziali – come la vita e l’amore – sono sempre un dono che ci precede e una sfida da cogliere ogni giorno. Così è ancora più vero che: «La sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano» (Sir 4,11). Bisogna sempre fare attenzione a non fare del «noi» il punto focale di riferimento, collocando così Cristo in secondo piano. Mai bisogna dimenticare che la Chiesa non è fatta da chi segue «noi», ma da chi segue Cristo, magari in un modo diverso dal nostro, ma non meno autentico poiché

«Chi ama la sapienza ama la vita, chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia» (Sir 4,12). 

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