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Una suggestiva interpretazione del verbo ἀπολύω (apolùo), che evoca il congedo dal servizio militare, la liberazione di un prigioniero, la possibilità di dismettere una determinata condizione, permette di non associare le parole di Simeone alla prospettiva della sua morte, ma alla fine di un duro servizio, richiamato dal modo con cui egli stesso si qualifica (δοῦλος, doùlos, servo): l’incontro con Gesù segna per Simeone la fine del tempo della fatica e della schiavitù, e l’inizio della pace e del riposo, i beni più attesi promessi da Dio a Israele.
Anna entra in scena intonando preghiere: anthomologhèomai (ἀνθομολογέομαι) è un verbo unico nel Nuovo Testamento e significa “avallare, riconoscere”. Nella LXX è impiegato per lo più in senso assoluto come “ringraziare, lodare, celebrare Dio”. Per la presenza di antì (ἀντί), intuiamo che si tratta di una risposta.
Nella profezia di Anna compare un termine tecnico relativo al settore legale e commerciale, che indica il riscatto di qualcosa o di qualcuno dietro pagamento di un prezzo: il sostantivo lùtrōsis (λύτρωσις). Pur senza articolo, ha qui un senso ben determinato, cioè la “liberazione” escatologica, che per Luca riguarda sia la dimensione storico-salvifica legata alla tradizione dell’esodo, sia la dimensione giuridica sia quella liturgica richiamata da Eb 9,12, con il culto perfetto di Cristo. Gesù è già “santo”, cioè appartiene a Dio, quindi non ha bisogno di essere riscattato e può a sua volta riscattare Gerusalemme, sineddoche per “tutto il popolo” di Israele.
Commento alla Liturgia
presentazione del Signore
Prima lettura
Ml 3,1-4
1Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. 2Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. 3Siederà per fondere e purificare l'argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia. 4Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani.
oppure
Eb 2,14-18
14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, 15e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. 16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. 17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. 18Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 23 (24)
R. Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.
Vangelo
Lc 2,22-40
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29"Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele". 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori". 36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Note
Accogliere... la fragilità
Nella festa di quest’oggi viviamo la pienezza di ciò che abbiamo celebrato nel Natale del Signore. A distanza di quaranta giorni, il bambino Gesù viene portato dai suoi genitori nel tempio «come prescrive la legge del Signore« (Lc 2,24). Lo spazio dell’osservanza si dilata in un’eccedenza di accoglienza, di gioia, di scambio, di reciproco riconoscimento, nei cui segni già si prefigura il senso profondo di ciò che sarà l’annuncio del Vangelo. La consuetudine prevista e prescritta dalla Legge si dilata in un abbraccio amorevole, imprevisto, che si fa pregusto di ciò che avverrà sulle strade di Palestina al passaggio del Signore Gesù. La profezia e la primizia di quelli che saranno gli incontri di Gesù è affidata alle «braccia» (Lc 2,28) callose di Simeone e all’amorevole parlantina di una «profetessa» (2,36). Anna rompe gli indugi della discrezione propria di Giuseppe e Maria per indicare a tutti l’aurora già rilucente della «redenzione di Gerusalemme» (2,38). Con l’abbraccio di Simeone e Anna nel tempio si incontra il vecchio e il nuovo, la paziente attesa e lo spumeggiante compimento, la saggezza provata di due anziani invecchiati nella fedeltà e nella preghiera, e un bambino che porta sulla terra il profumo del cielo.
Ciò che si consuma nel Tempio è ciò che siamo chiamati a celebrare e a rendere possibile con le nostre scelte nella vita quotidiana: l’incontro festoso tra le differenze più evidenti come può essere un neonato di quaranta giorni e una donna di ottantaquattro anni. La venuta del Signore nella casa della nostra umanità ci permette di non temere più alcuna differenza, soprattutto di non avere paura di nessuna fragilità: né quella degli anziani, né quella dei bambini, tra le quali si consumano e si patiscono le vulnerabilità di ogni età e di ogni passo. Anzi, la differenza nella fragilità accende la luce che contrassegna in modo del tutto particolare la festa delle luci o Candelora che abbiamo la gioia di celebrare in questo giorno. La parola della seconda lettura ci conforta: «proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (Eb 2,18). Il profeta sembra quasi rincarare la dose:
«Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia» (Mal 3,3).
Purificazione è un altro modo per indicare la festa odierna.
Guidati dal bambino Gesù che viene accolto nel Tempio dal Padre suo, come promessa e premessa di ogni accoglienza, siamo chiamati a percorre anche noi la strada che sale verso gli atri del Signore, per farci accogliere dalla misericordia e poterci così accogliere personalmente e reciprocamente. La parola di Simeone rivolta a Maria è per ciascuno di noi:
«anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,35).
I primi pensieri a essere svelati per essere purificati sono quelli del nostro cuore talora così lento ad accogliere e farsi accogliere in quella fragilità che il Figlio di Dio ha sposato nel mistero della sua incarnazione.
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