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L'aggettivo («saldi») manca nell'originale greco, dove è sufficiente il verbo στήκω (stēkō) per esprimere il concetto inteso da Paolo. Più di un semplice rimanere fisico, στήκω può assumere un senso simbolico: «restare fermo in una convinzione», «rimanere fiducioso in attesa di un giudizio», «attendere il tempo sufficiente per essere provato».
Letteralmente, l’espressione suona “fortificò/indurì il suo volto” ed esprime la determinazione di Gesù nell’andare incontro alla sua passione. Nell’Antico Testamento, questa espressione si traduce o con “avere l’intenzione di” oppure con “opporsi a qualcuno”, e solo in questo ultimo caso contiene lo stesso verbo stērìzō (στηρίζω) utilizzato da Luca in questo versetto. Il progetto risoluto di Gesù, ripetuto al v. 53, comincia a indicare una cristologia del Messia sofferente.
Il verbo akolouthèō (ἀκολουθέω) definisce l’identità cristiana nella sua essenzialità. Le tre occorrenze che compaiono in questi versetti descrivono uno dei due tipi di racconti di vocazione che compaiono nella tradizione sinottica, quello che sottolinea le condizioni esigenti della vita cristiana (l’altro è quello di una chiamata irresistibile da parte del Signore). L’intento teologico di Luca è quello di porre ogni lettore di fronte alla decisione della fede e della sequela nello stile del Vangelo, che implica perdere ogni sicurezza e protezione materiale e umana, a favore del rifugio in Dio.
L’espressione en tē odō (ἐν τῇ ὁδῷ) può essere più propriamente tradotta qui con “in viaggio”, per indicare l’importanza decisiva che l’atto del camminare riveste per Luca. Esso esprime non solo l’itinerario storico di Gesù verso la sua passione, ma anche la via che conduce alla vita, l’esistenza cristiana nella sua pienezza, lo stesso annuncio cristiano.
Il verbo akolouthèō (ἀκολουθέω) definisce l’identità cristiana nella sua essenzialità. Le tre occorrenze che compaiono in questi versetti descrivono uno dei due tipi di racconti di vocazione che compaiono nella tradizione sinottica, quello che sottolinea le condizioni esigenti della vita cristiana (l’altro è quello di una chiamata irresistibile da parte del Signore). L’intento teologico di Luca è quello di porre ogni lettore di fronte alla decisione della fede e della sequela nello stile del Vangelo, che implica perdere ogni sicurezza e protezione materiale e umana, a favore del rifugio in Dio.
Il verbo akolouthèō (ἀκολουθέω) definisce l’identità cristiana nella sua essenzialità. Le tre occorrenze che compaiono in questi versetti descrivono uno dei due tipi di racconti di vocazione che compaiono nella tradizione sinottica, quello che sottolinea le condizioni esigenti della vita cristiana (l’altro è quello di una chiamata irresistibile da parte del Signore). L’intento teologico di Luca è quello di porre ogni lettore di fronte alla decisione della fede e della sequela nello stile del Vangelo, che implica perdere ogni sicurezza e protezione materiale e umana, a favore del rifugio in Dio.
Commento alla Liturgia
XIII Domenica Tempo Ordinario
Prima lettura
1Re 19,16b.19-21
16Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto. 19Partito di lì, Elia trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. 20Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: "Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò". Elia disse: "Va' e torna, perché sai che cosa ho fatto per te". 21Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 15 (16)
R. Sei tu, Signore, l'unico mio bene.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.
Seconda Lettura
Gal 5,1.13-18
1Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. 13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri. 14Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 15Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! 16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. 17La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. 18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.
Vangelo
Lc 9,51-62
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto , egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio. 57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". 58E Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre". 60Gli replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio". 61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia". 62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio".
Note
Approfondimenti
Ci sono diversi modi di intendere questa risposta di Gesù.
Qualunque opzione si scelga, è evidente che qui Gesù vuole indicare come prioritaria la scelta urgente per il regno di Dio.
Liberi e decisi
La parola dell’apostolo Paolo può diventare la bandiera che sventola su questa domenica di inizio estate: «Cristo ci ha liberati per la libertà!». Se questo non bastasse, ecco che l’apostolo sembra rincarare ulteriormente la dose:
«State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Gal 5,1).
Alla luce di questa parola possiamo ascoltare in modo più adeguato quanto ci viene raccontato nella prima lettura: «Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio» (1Re 19,21). Eliseo sembra accogliere la parola e i gesti con cui Elia lo chiama a essere suo discepolo e suo successore, come un invito alla libertà. Infatti, il profeta di fuoco lo incontra mentre è intento al suo lavoro e «arava con dodici paia di buoi davanti a sé» (19,19). Quando sulle spalle di Eliseo si stende il «mantello» di Elia, ecco che il primo pensiero è quello di bruciare i ponti dietro di sé per guardare decisamente e liberamente solo davanti a sé.
Eliseo non uccide tutti i buoi, ma solo un paio e fa cuocere la loro carne sulla brace fatta dal «giogo», facendo sì che tutti possano rallegrarsi del suo cambiamento di vita che, per essere tale, deve coincidere con un incremento di libertà. Ancora oggi il Signore, attraverso i suoi misteriosi profeti e angeli che camminano accanto a noi senza che ci rendiamo conto del loro ruolo, continua a chiamare ciascuno di noi a seguire i cammini della libertà mostrandoci atti a prendere decisioni non solo libere, ma pure chiare e capaci di cambiare la nostra vita e quella di coloro che condividono abitualmente - oppure intersecano occasionalmente - i nostri percorsi esistenziali. Paolo ci mette in guardia:
«Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri» (Gal 5,14).
Parafrasando l’esortazione dell’apostolo potremmo rammentarci che «nessuna vocazione divenga pretesto per la carne», intendendo la carne non comw ciò che riguarda i disordini sessuali, ma tutto ciò che riguarda il disturbo della volontà fattiva di amare e di servire, atteggiamento che deve sempre opporsi alle subdole tentazioni di ogni forma di potere.
Tutto ciò ci aiuta a comprendere la reazione del Signore Gesù davanti a una vocazione volontaria, certo piena di entusiasmo e persino autenticamente decisa, ma forse non sufficientemente libera dalla «carne». La risposta del Maestro è perentoria: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). A chi oppone invece un leggero e così giustificato rimando all’appello di farsi discepolo, la parola è tagliente:
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio» (Lc 9,60).
Infine ricompare il lavoro dell’aratura cui abbiamo già visto intento Eliseo. La parola del Signore ci chiede di rimanere al nostro lavoro maneggiando l’«aratro» (9,62) con cui non possiamo mai smettere di solcare e sarchiare il nostro cuore perché faccia spazio agli appelli della vita. Non ci resta che guardare al Signore Gesù, il quale «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (9,51), “così libero e così deciso” da lasciare che il mistero e la missione della sua vita si compissero per mano di altri. Se ancora ci chiediamo quale sia la nostra vocazione, forse è tempo di non cercare uno stato di vita né migliore né diverso, ma di accogliere quello che siamo con cuore “così libero e così deciso” da diventare trasparenza dell’opera di Dio per la gioia e la pace di tutti.
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