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Qui il termine doxa (δόξα) assume il significato di “riconoscenza sociale, buona reputazione”. Nel senso figurato ammesso in questo contesto parabolico e in linea con l’interpretazione teologica del v. 11, può indicare la gloria di fronte a Dio, quella perduta con Adamo e ritrovata in Cristo.
Diversi sono stati i tentativi di traduzione dell’intera espressione, che letteralmente suona “e che vi sia così una compensazione per te”. Il termine antapòdoma (ἀνταπόδομα), che letteralmente significa “compensazione, retribuzione” (antì, apò, dìdōmi), è stato poi tradotto con “contraccambio”. Tuttavia, l’idea prevalente, come suggerisce il v. 14, sembra essere quella della ricompensa: invitando solo amici e parenti, ci si priva della ricompensa celeste.
Bisogna intendere bene questo futuro èsē (ἔσῃ), che potrebbe riferirsi alla risurrezione generale dei morti e al regno di Dio oppure al tempo della chiesa e della vita cristiana. In questo secondo caso, il senso è che la felicità sia possibile oggi, che anche questo tempo può essere l’anticamera del regno, anticipato dal pranzo offerto agli emarginati.
Commento alla Liturgia
XXII Domenica Tempo Ordinario
Prima lettura
Sir 3,19-21.30-31
19Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. 20Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. 21Non cercare cose troppo difficili per te e non scrutare cose troppo grandi per te. 30L'acqua spegne il fuoco che divampa, l'elemosina espia i peccati. 31Chi ricambia il bene provvede all'avvenire, al tempo della caduta troverà sostegno.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 67(68)
R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.
Seconda Lettura
Eb 12,18-19.22-24a
18Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, 19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. 22Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, 24a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.
Vangelo
Lc 14,1.7-14
1Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. 7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato". 12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
Note
Approfondimenti
Topos (τόπος) è il luogo in cui ci si trova nella comunità o nel regno. L’evangelista pensa in particolare al posto di ognuno davanti allo sguardo di Dio, nel regno e nella chiesa che lo anticipa.
Ricordiamo che quando il Cristo è venuto nel mondo, non c’era “posto” per lui, che è venuto ugualmente e si è insediato tra i poveri. Nella scelta dell’ultimo posto, Luca propone una regola di libertà per cui ciascuno, responsabile della propria vita, è invitato a non considerarsi superiore agli altri.
Questo richiamo di Gesù, fedele alla tradizione sapienziale, è interessato, ma a lungo termine, nel senso che raccomanda una felicità che non sia a scapito degli altri e offre la via dell’abbassamento e del servizio.
Prego...
L’attitudine che il Signore Gesù ci invita ad assumere in tutti gli ambiti della nostra vita è quella di un’educazione piena di attenzione sincera all’altro. Questa educazione semplice e necessaria si esprime in una parola come quella che si usa mentre si invita qualcuno a entrare in un ambiente o a prendere cibo: «prego…!». In questa parola potrebbe nascondersi una semplice e persino falsa gentilezza, oppure il desiderio sincero di dare la precedenza all’altro per potergli manifestare tutta la gioia di stare con lui e di godere della sua compagnia. Siamo preoccupati del posto che occupiamo o siamo felici di ritrovarci attorno alla stessa mensa ove risulta chiaro, aldilà di tutte le apparenze, il fatto che siamo tutti uguali davanti al cibo, come davanti al mistero della vita e della morte? Per questo il Siracide esorta vivamente:
«Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore» (Sir 3,17).
La liturgia di oggi, nonostante le apparenze, non parla tanto di noi, quanto del Signore Gesù! Il versetto che introduce la pericope evangelica è di somma importanza per comprendere il resto. Siamo in giorno di «sabato» (Lc 14,1) e il Signore Gesù viene invitato a pranzo in casa di un fariseo e tutti stanno a osservarlo. La consuetudine vuole che ciascuno occupi il suo posto in considerazione del proprio e dell’altrui rango. Ecco perché tutti stanno a osservare – come già in altre occasioni e in particolare in giorno di sabato – quale sarà il posto che il Signore andrà a occupare… così da desumere quale posto voglia occupare e così quale sia l’autocoscienza riguardo alla propria identità e alla propria missione. Per gli astanti è di certo assai difficile comprendere che la coscienza chiara di essere «mediatore dell’alleanza nuova» (Eb 12,24) non ha nulla a che fare con la ricerca affannosa - e talora così patetica - di un posto d’onore che umili gli altri.
Al contrario delle aspettative e delle consuetudini, il Signore Gesù sembra restare in piedi e manifestare chiaramente di non voler occupare nessun posto! Ancora una volta, attraverso una parabola, il Maestro svela e smaschera quello che forse i suoi co-invitati si aspettano e temono: scegliere un posto troppo onorevole per doverlo vergognosamente cedere a un altro, oppure fare di tutto per essere preferiti e onorati davanti a tutti… cosa che però non è assolutamente così certa. Inoltre, il Signore Gesù si rivolge direttamente a colui che lo ha invitato e, indirettamente, lo ringrazia per averlo onorato di essere suo commensale e suo ospite, proprio perché lo ha ritenuto alla pari degli «storpi, ciechi, zoppi…» (Lc 14,13) i quali non possono ricambiare. Quello è il posto di Gesù: tra quelli che non possono ricambiare! L’unica volta che il Signore invita a cena qualcuno è per dire che la sua vita è tradita e offerta come una burla. Sì, oggi Gesù non parla di noi, parla di se stesso e dice a ogni uomo e donna: «prego, dopo di lei…»!
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