Il verbo existēmi (ἐξίστημι) indica un eccesso, una perdita della ragione: “non si possiede più, è pazzo” (cf. 2,12). Né Matteo né Luca lo hanno confermato. Poichè Marco lo riferisce, vuol dire che lo ha sentito; dunque, siamo davanti a qualcosa che la comunità cristiana non ha potuto inventare.
Anche di Giovanni battista si afferma che fosse pazzo o indemoniato (Lc 7,33), e ancora di Gesù nel Quarto Vangelo (Gv 10,20). Lo stesso Paolo è definito tale (St 26,24; 2Cor 5,13). L’uomo di Dio è considerato pazzo anche nell’Antico Testamento (Os 9,7; Sap 5,4).
Per Marco, chi cammina al seguito di Gesù si espone a essere maltrattato e perseguitato dalla famiglia, dai “teologi” e dalle persone del proprio ambiente. Ma l’uomo spirituale non può essere veramente fermato.
Commento alla Liturgia
Sabato della II settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Eb 9,2-3.11-14
2Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta; essa veniva chiamata il Santo. 3Dietro il secondo velo, poi, c'era la tenda chiamata Santo dei Santi, con 11Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. 12Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. 13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, 14quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Salmo Responsoriale
Dal Sal 46(47)
R. Ascende Dio tra le acclamazioni.
Oppure:
R. Cantante inni a Dio, cantate inni.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perchè terribile è il Signore, l'Altissimo,
grande re su tutta la terra. R.
Ascende dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. R.
Perchè Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. R.
Vangelo
Mc 3,20-21
20Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: "È fuori di sé".
Approfondimenti
Il verbo existēmi (ἐξίστημι) indica un eccesso, una perdita della ragione: “non si possiede più, è pazzo” (cf. 2,12). Né Matteo né Luca lo hanno confermato. Poichè Marco lo riferisce, vuol dire che lo ha sentito; dunque, siamo davanti a qualcosa che la comunità cristiana non ha potuto inventare.
Anche di Giovanni battista si afferma che fosse pazzo o indemoniato (Lc 7,33), e ancora di Gesù nel Quarto Vangelo (Gv 10,20). Lo stesso Paolo è definito tale (St 26,24; 2Cor 5,13). L’uomo di Dio è considerato pazzo anche nell’Antico Testamento (Os 9,7; Sap 5,4).
Per Marco, chi cammina al seguito di Gesù si espone a essere maltrattato e perseguitato dalla famiglia, dai “teologi” e dalle persone del proprio ambiente. Ma l’uomo spirituale non può essere veramente fermato.
"La follia della Croce"
I due versetti di cui è composto il Vangelo di oggi mettono paradossalmente insieme due cose: la profonda capacità che aveva Gesù di radunare le folle e lo scandalo del suo insegnamento.
“Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «È fuori di sé»”.
Effettivamente c’è qualcosa di vero nel dire che Gesù sta annunciando qualcosa di folle. Il suo insegnamento è infatti una follia per il mondo. Gesù non si muove sulla logica che normalmente noi usiamo per vivere e per cercare la felicità, ma insegna qualcosa che si muove in ostinata direzione contraria. È da folli infatti porgere l’altra guancia a uno che ti dà uno schiaffo. È da folli perdonare settanta volte sette chi ti ha fatto un torto. È da folli amare i propri nemici o pregare per coloro che ci fanno soffrire. È da folli non porre fiducia nei beni di questo mondo. È da folli rinunciare alle logiche della violenza. È da folli lasciarsi catturare, arrestare, processare ingiustamente e morire da innocenti su una Croce, e tutto questo solo per amore tuo e mio. Gesù ama follemente me e te. E non si vergogna di dirlo, di insegnarlo, di testimoniarlo con la sua vita. San Paolo avrebbe definito questo proprio “la follia della Croce”. Ma come giustamente precisava, “ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25).
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