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Il verbo apophtheggomai (ἀποφθέγγομαι) significa “enunciare, dichiarare a voce alta”, con un focus sul suono piuttosto che sul contenuto. Viene usato nella Settanta per il discorso ispirato dei profeti, la lingua degli angeli o il parlare degli oracoli. Il fatto che Luca lo abbia usato anche pochi versetti prima, nel racconto di Pentecoste (2,4), può indicare che la predicazione di Pietro intende spiegare e legittimare il linguaggio ispirato di quanti hanno dato voce allo Spirito Santo.
Il verbo anaireō (ἀναιρέω) è il verbo principale di questa lunga frase: nel dire “voi l’avete soppresso, ve ne siete liberati”, Luca utilizza uno schema kerigmatico antico che non vuole avere un effetto antigiudaico ma attestare la superiorità dell’agire di Dio nel rialzare dai morti il suo Figlio, rispetto all’azione umana che lo uccide. Il tono è quello dei profeti della Bibbia, che non dà voce a una condanna da parte di Dio ma alla sua offerta di perdono.
Letteralmente, il termine ōdin (ὠδίν) indica l’esperienza di dolore legata al parto. L’espressione “sciogliere dai dolori della morte” viene dalla versione dei Settanta, che ha interpretato il termine ebraico hevel con “dolori del parto” invece che come “legami, lacci”. Mentre l’ebraico evoca la liberazione dai legami della morte che avvolgono l’umano, il greco accosta la risurrezione a una nascita.
Il verbo homilèō (ὁμιλέω), che significa “discorrere, trovarsi insieme a parlare”, mostra che si tratta di una conversazione seria. Lo stesso verbo compare, infatti, in At 20,11 in un contesto liturgico e significa quasi “pregare”.
Il verbo homilèō (ὁμιλέω), che significa “discorrere, trovarsi insieme a parlare”, mostra che si tratta di una conversazione seria. Lo stesso verbo compare, infatti, in At 20,11 in un contesto liturgico e significa quasi “pregare”.
Il passivo del verbo kratèō (κρατέω) suona letteralmente “erano costretti” a non riconoscerlo. Scelto con finezza dall’autore, suggerisce sia la debolezza umana sia la forza divina che, in anticipo, prepara l’epilogo del riconoscimento con l’apertura degli occhi.
Messo in risalto dalla posizione in chiusura di frase, l’aggettivo raro skuthrōpòs (σκυθρωπός) si riferisce all’espressione del volto e oscilla tra la tristezza, la serietà, la scontentezza, la stanchezza, il cattivo umore, il turbamento e l’inquietudine. Pur non essendo facile cogliere la sfumatura che assume in questo versetto, di certo i pellegrini esprimono la loro disapprovazione in maniera non verbale.
La relazione tra la promessa e il suo compimento esige una spiegazione, espressa dal verbo diermēnèuō (διερμηνεύω), che letteralmente significa “tradurre” e manifesta una distanza da coprire tra due realtà (questo il significato del prefisso “dia”, attraverso). Qui il Cristo risorto toglie dall’ambiguità le profezie e il loro compimento e chiarisce il proprio destino alla luce delle Scritture.
Commento alla Liturgia
III Domenica di Pasqua
Prima lettura
At 2,14.22-33
14Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così: "Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole. 22Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, 23consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l'avete crocifisso e l'avete ucciso. 24Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. 25Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. 26Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, 27perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. 28Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza. 29Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. 30Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, 31previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione. 32Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 33Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 15
R. Mostraci, Signore, il sentiero della vita.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.
Seconda Lettura
1Pt 1,17-21
17E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. 18Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, 19ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. 20Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; 21e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.
Vangelo
Lc 24,13-35
13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: "Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?". Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: "Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?". 19Domandò loro: "Che cosa?". Gli risposero: "Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". 25Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto". Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l'un l'altro: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?". 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!". 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Note
Il tuo nome è Lontano, alleluia!
L’apostolo Pietro ci aiuta a guardare e a considerare la nostra vita sulla terra e nel tempo come un vero e proprio pellegrinaggio. La vita è occasione per vivere un continuo e sempre più profondo processo di conversione interiore:
«comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri» (1Pt 1,17).
È lo stesso apostolo che, nella forza delle primizie dello Spirito effuso, ci aiuta anche a renderci conto con più chiarezza del fine che ha il nostro cammino, il quale non è un lento andare verso il nulla, bensì un graduale avvicinarsi a una pienezza: «Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza» (At 2,28). Di una presenza capace di rimettere in moto la speranza e di ridare vigore e senso al proprio cammino fanno esperienza i due discepoli che sembrano fuggire da Gerusalemme per riguadagnare la quiete e l’anonimato rassicurante del loro villaggio.
L’evangelista Luca tiene il nostro animo sospeso più a lungo di quanto facciano gli altri evangelisti. Infatti le donne fuggono dal sepolcro con un messaggio di risurrezione, ma senza avere incontrato il Risorto. Prima di incontrare personalmente il Signore Vivente è come necessario un tempo di rilettura e di riapertura del proprio cuore a leggere gli stessi avvenimenti, quelli che ci hanno fatto sperimentare una terribile delusione, in un modo completamete diverso, ovvero: purificato dalla nostre illusorie aspettative e aperto a un modo di leggere le cose più profondamente. Il Risorto non si impone con una gloriosa e schiacciante presenza, bensì si ripropone in modo ancora più discreto nelle nostre stesse vesti: si fa viandante con dei viandanti, si fa pellegrino con dei pellegrini, si fa ignorante degli eventi, con quanti gli eventi li hanno subiti senza veramente comprenderli:
«Solo tu sei forestiero a Gerusalemme!» (Lc 24,18).
La nota quasi di rimprovero da parte dei discepoli è, in realtà, una dichiarazione inconsapevole dello stato del loro cuore, incapace non solo di riconoscere in quel viandante il loro compianto Maestro, ma di rileggere gli ultimi avvenimenti a partire da una sapienza più profonda. Cosicchè il Signore comincia una lunga catechesi che, a partire dalle Scritture, aiuta i discepoli a leggere gli eventi non solo a partire dalle evidenze, ma ripartendo dal senso di una morte che, in realtà, non è stata un fallimento bensì un coronamento. La risurrezione del Signore non è la negazione della morte, bensì il suo regale e libero attraversamento. Per questo il Risorto si mostra con i segni della passione che lo hanno segnato profondamente e veramente e, in questo modo, rivela anche ai suoi discepoli come non fuggire la prova, ma dimostrarsi piuttosto capaci di essere temprati nella e dalla prova stessa. Il gemito dei discepoli è spesso anche il nostro:
«Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24,21).
In realtà, ciò che talora sembra fondare le nostre speranze non è capace di scaldare il nostro cuore. Il nostro cuore ritrova il suo palpito vitale non nel successo e nella riuscita, bensì in una relazione in cui anche le realtà più dure rivelano un senso che ci porta un po’ «più lontano» (24,28).
La lettura dei vangeli della risurrezione è sempre l’occasione per fare il punto sulla nostra speranza. Il Signore Gesù si accosta ai due discepoli di Emmaus e li lascia sfogare, per poi riorientare la loro lettura degli avvenimenti. È necessario assumere la “morte” di una serie di illusioni… ma siamo pronti ad accogliere le sfide di nuove e impreviste prospettive?
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