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Paolo riprende qui il linguaggio di Mc 10,38-39 e Lc 12,50, quando Gesù si riferisce alla morte imminente come al suo “battesimo”, avviando così l’associazione dell’idea di battesimo con quella della morte e, in corrispondenza, quella di “resurrezione” con “vita nuova”.
Per Paolo e gli altri autori neotestamentari, la vita cristiana si colloca tra le due età del “già” e del “non ancora”. La vita nuova, infatti, pur essendo già stata inaugurata da Dio per mezzo di Cristo Gesù, non si è ancora pienamente realizzata, come qualsiasi esperienza cristiana manifesta.
Il verbo usato per “amare” è quello che designa l’amore filiale, fraterno: phileō (φιλέω), L’amore di Dio che si manifesta nel Messia è un amore che va fino alla croce.
Questo è il detto di Gesù più citato: sei volte nei quattro vangeli, per dire che la vita non è un tesoro da rapire o custodire gelosamente, ma un dono, e la si può ottenere solo donandola.
La traduzione rende l’espressione greca “nel nome di” (eis onoma, εἰς ὄνομα), “nella sua qualità di”, secondo il significato semitico sottostante, per cui la ricompensa verrà dall’intenzione con cui si accoglie un inviato di Gesù.
La traduzione rende l’espressione greca “nel nome di” (eis onoma, εἰς ὄνομα), “nella sua qualità di”, secondo il significato semitico sottostante, per cui la ricompensa verrà dall’intenzione con cui si accoglie un inviato di Gesù.
Commento alla Liturgia
XIII Domenica Tempo Ordinario
Prima lettura
2Re 4,8-11.14-16a
8Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era un'illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. 9Ella disse al marito: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. 10Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare". 11Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. 14Eliseo replicò: "Che cosa si può fare per lei?". Giezi disse: "Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio". 15Eliseo disse: "Chiamala!". La chiamò; ella si fermò sulla porta. 16Allora disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia". Ella rispose: "No, mio signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva".
Salmo Responsoriale
Dal Sal 88(89)
R. Canterò per sempre l'amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R.
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia. R.
Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele. R.
Seconda Lettura
Rm 6,3-4.8-11
3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
Vangelo
Mt 10,37-42
37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Note
Solo un bicchiere
Il vangelo di questa domenica si apre con inviti perentori e, quasi, paradossali, che potremmo persino fraintendere se non culminassero nell’assunzione «anche» di «solo un bicchiere d’acqua fresca» (Mt 10,42) come misura di attenzione al reale e al prossimo che incontriamo lungo le strade della vita. Dopo aver dichiarato che non è la «pace», bensì la «spada», il criterio con cui il vangelo sancisce nuovi rapporti di separazione e di comunione in rapporto alla rivelazione del Padre (cf. 10,34-36), il Signore Gesù esige da chi ha scelto di amarlo una sequela senza esitazioni e limitazioni:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me» (Mt 10,37).
I rapporti verticali – non quelli orizzontali – vengono posti in discussione, perché sono il luogo dove ciascuno di noi è chiamato, ogni giorno, ad assumere il peso della propria vita, senza cedere alla tentazione di rimuovere – cioè buttare via – o di proiettare – cioè buttare addosso – tutto ciò che, di noi stessi, risulta ancora faticoso o doloroso vivere. Il riferimento alla «croce» deve essere inteso proprio come l’invito a saper assumere la «propria» realtà senza scaricarne il peso sugli altri. Ogni dolore, giusto o ingiusto, smette di riprodursi e di trasmettersi agli altri nella misura in cui siamo disposti a rinunciare un po’ a noi stessi pur di coltivare una vita più grande, dove nessuno è condannato a rimanere solo:
«Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39).
San Paolo ricorre a un linguaggio diverso per approfondire questa sapienza spirituale. Facendo riferimento al realismo e alla potenzialità del «battesimo» (Rm 6,4), l’apostolo illustra ai cristiani di Roma il senso profondo della vita nuova «in Cristo» (6,3). Colpisce in un testo così breve l’insistenza sul tema dell’essere «morti» e «sepolti» come partecipazione misteriosa alla fecondità della Pasqua di risurrezione: «… come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (6,4). Non si tratta, certo, di mortificare il dono dell’esistenza, ma di incrementarne il vigore con una serena assunzione di tutti i limiti che la realtà porta con sé:
«Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (Rm 6,11).
Saper accogliere la realtà della croce ed essere disposti a morire a noi stessi, il più delle volte, non si traduce in gesti di eroismo, né tanto meno di protagonismo spirituale. Chiunque si scopre capace di morire al proprio bisogno di essere amato e servito per trasformarlo nel desiderio di amare e servire l’altro, scopre quanto sia feconda la gioia di cercare sempre forme concrete per offrire all’altro il dono dell’ospitalità. L’illustre «donna» di cui parla il secondo libro dei Re, dopo aver scorto in «Eliseo» (2Re 4,8) un vero «uomo di Dio» (4,9), decide di non perdere la «ricompensa del profeta» (Mt 10,41) e gli riserva una «piccola stanza» (2Re 4,10) nella sua casa. Questa feritoia di carità è sufficiente a trasformare il suo grembo sterile in una dimora di vita nuova:
«L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia» (2Re 4,16).
Se la croce significa assumere solo il volto del Padre – e quello di nessun altro – come fonte di vita, siamo in grado di comprendere perché anche il poco che possiamo offrire ai «piccoli» possa aprirci le porte verso una «ricompensa» che eccede non solo la misura del nostro bisogno, ma pure del nostro desiderio:
«Chi avrà dato da bere anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42).
Il nostro prossimo, soprattutto quando è povero e bisognoso di fronte a noi, non è occasione di manifestare la nostra grandezza, ma di permettere a Dio di manifestarsi come Padre di ogni gratuita ricompensa: «Perché tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte» (Sal 88,18).
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