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Questa doppia espressione si trova solo in Marco e ritornerà solo un’altra volta, al momento della crocifissione di Gesù, quando alla sua destra e alla sua sinistra saranno crocifissi due briganti. Chi vuole la gloria, come i due fratelli Giacomo e Giovanni, deve passare attraverso la croce. Le domande che Gesù pone subito dopo non negano il desiderio di essere con Gesù, ma ne purificano le motivazioni.
Nella Settanta, il verbo kurièuō (κυριεύω) è uno dei verbi della vocazione dell’uomo, quella di “dominare la terra” (cf. Gen 1,27 e 9,1). Nel Nuovo Testamento, invece, questo stesso verbo, anche nella sua forma composta katakurièuō (κατακυριεύω) come in questo versetto, è usato per indicare la necessità di “non dominare l’altro”, di non “signoreggiare” nella comunità.
Il “molti” va inteso qui come implicante “tutti”, senza però indicare la totalità o un risultato automaticamente globale. Dalla parte di colui che si consegna, il destinatario può essere la “moltitudine”, ma dalla parte della totalità, ognuno resta libero di dare la propria adesione, di scegliere se rientrare nei “molti” per i quali Gesù offre la sua passione, morte e risurrezione.
Commento alla Liturgia
Mercoledì della VIII settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
1Pt 1,18-25
18Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, 19ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. 20Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; 21e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio. 22Dopo aver purificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, 23rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna. 24Perché ogni carne è come l'erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo. L'erba inaridisce, i fiori cadono, 25ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 147
R. Celebra il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina. R.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.
Vangelo
Mc 10,32-45
32Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: 33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, 34lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà". 35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". 37Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". 39Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
Note
Battezzati
L’annuncio pasquale del Vangelo, con cui il Signore Gesù prepara i suoi discepoli ad accogliere l’imminente mistero di amore che sta per consumarsi nella sua persona, acquista una sfumatura particolare attraverso la parola dell’apostolo Pietro. Nel primo capitolo della sua celebre epistola, si rivolge ai fratelli e alle sorelle nella fede per ricordare loro quale grande dignità sia la vita filiale inaugurata dal sacramento del Battesimo in Cristo:
«Carissimi, voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18-19).
La condotta priva di valore e di senso, di cui parla l’apostolo, non va immaginata soltanto come un’esistenza tragicamente segnata da grandi vizi e peccati, ma anche con quella triste abitudine a rincorrere ambizioni il cui valore può sembrare desiderabile, ma in realtà è solo apparente. Il vangelo ne offre un concreto esempio precisando le pretese con cui Giacomo e Giovanni si accostano a Gesù per esprimere il desiderio che cova nei loro cuori: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,37). Questa smania di riconoscimento e di potere è resa ancora più patetica dal fatto che i due discepoli la esprimono proprio a ridosso di quella «parola del Vangelo» (1Pt 1,25) con cui Gesù ha appena provato ad annunciare loro che il Regno di Dio matura nella storia e nel tempo solo attraverso una grande mitezza e una incondizionata disponibilità a non difendersi da niente e da nessuno:
«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno e dopo tre giorni risorgerà» (Mc 10,33-34).
Anziché stigmatizzare i vani pensieri appena esplicitati dai suoi discepoli, il Signore Gesù preferisce accendere in loro la scintilla di una riflessione: «Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?» (10,38). In questa mancata derisione dei nostri sogni di gloria possiamo imparare a riconoscere la delicata forza con cui la carità di Dio non si stanca mai di convertire il nostro cuore alla forza e alla bellezza del dinamismo pasquale. Diventare consapevoli di poter amare tanto perché siamo stati tanto amati è, del resto, solo il primo passo con cui la nostra libertà può farci pervenire a noi stessi. Il secondo e decisivo passo da compiere è la disponibilità ad accettare quei posti continuamente presenti e preparati per noi nella realtà, dove possiamo esprimere tutta la nostra regalità non perché siamo distinti o diversi dagli altri, ma perché ci sentiamo cosi simili a tutti da non desiderare più alcun trono su cui sedere soli: «Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato» (10,40). Il posto dove possiamo diventare finalmente noi stessi – e dove in fondo si trova anche la nostra felicità – non è un luogo da mendicare o da meritare, ma il naturale frutto di una vita sempre più consapevole e grata di potersi esprimere nel servizio agli altri:
«Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).
L’amore a cui siamo chiamati dalla carità di Cristo non si può mai identificare con uno sforzo, perché è solo l’esito di una «parola di Dio viva ed eterna» (1Pt 1,23) che ci è stata rivolta «già prima della fondazione del mondo» (1,20) per renderci partecipi di quel glorioso mosaico, intriso di passione, dolore e gioia, che ogni giorno Dio ricomincia a comporre con quanti sono stati «battezzati» nella morte e risurrezione del suo Figlio: «E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato» (1,25).
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