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Questo termine sklērocardìa (σκληροκαρδία) è così raro da comparire solo tre volte nella Settanta, dove denuncia l’atteggiamento di chi rifiuta di ascoltare la parola di Dio e, in questo caso, squalifica anche l’interpretazione farisaica dei precetti di Mosè, indicati in Dt 24,1-4, da intendersi solo come concessioni fatte all’opacità del cuore umano. Per questo Gesù risale subito dopo alle intenzioni originarie di Dio nella Genesi.
Per Gesù è importante riconoscere la presenza di Dio nell’unione fra l’uomo e la donna, attestare un atto divino nella scelta della vita coniugale, perché anche in tal modo annuncia la vicinanza del Regno. Questo è il senso di un verbo denso come suzèugnumi (συζεύγνυμι), “portare un giogo insieme”: Dio abita in permanenza l’unione coniugale che l’uomo e la donna vivono in lui.
Commento alla Liturgia
Venerdì della VII settimana di Tempo Ordinario
Prima lettura
Sir 6,5-17
5Una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioni. 6Siano molti quelli che vivono in pace con te, ma tuo consigliere uno su mille. 7Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui. 8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 9C'è anche l'amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore. 10C'è l'amico compagno di tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 11Nella tua fortuna sarà un altro te stesso e parlerà liberamente con i tuoi servi. 12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e si nasconderà dalla tua presenza. 13Tieniti lontano dai tuoi nemici e guàrdati anche dai tuoi amici. 14Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. 15Per un amico fedele non c'è prezzo, non c'è misura per il suo valore. 16Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore. 17Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 118(119)
R. Guidami, Signore, sul sentiero dei tuoi comandi.
Benedetto sei tu, Signore:
insegnami i tuoi decreti.
Nei tuoi decreti è la mia delizia,
non dimenticherò la tua parola. R.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie. R.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.
Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in essi è la mia felicità. R.
Vangelo
Mc 10,1-12
1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".
Note
Liberamente
Uno dei drammi della crescita è quello delle amicizie che, soprattutto nell’adolescenza, sono così importanti per la maturazione della personalità, ma che sono anche fonte di sofferenze e di drammi più o meno segreti. La domanda si pone spesso in modo così forte da far sorridere gli adulti, ma che pure può turbare profondamente il cuore dei più giovani: «mi è veramente amico?». Il Siracide ci offre uno specchio nitido per poter discernere l’autenticità dell’amicizia per tenersi rigorosamente alla larga da quelle relazioni che, invece, sono inficiate da un interesse particolare e passeggero. Una nota fondamentale sembra essere proprio quella della fedeltà e di una libertà provata. Il testo ci mette in guardia:
«Nella tua fortuna sarà un altro te stesso e parlerà liberamente con i tuoi servi. Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e si nasconderà dalla tua presenza» (Sir 6,11-12).
Eppure non si può dimenticare che una nota autenticante di ogni relazione affidabile è la libertà della parola e la possibilità di liberare serenamente la parola senza paura di ferire né di essere feriti, proprio a motivo di una fiducia di base che non teme nulla e sa attraversare ogni strettoia della vita in verità e in libertà. Ciò detto, l’avverbio «liberamente» può essere assunto come un criterio di discernimento, sempre che non sia tradito nel momento della sventura. Per questo non possiamo che fare nostra la supplica del salmista: «Aprimi gli occhi» (Sal 118,18) che potrebbe diventare ancora più radicalmente “aprimi il cuore” senza perdere la capacità di discernere, nella chiara consapevolezza che
«Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici» (Sir 6,17).
Se quello che abbiamo detto finora vale per l’amicizia, vale ancora di più per l’amore. Se la fedeltà nell’amicizia è il dramma dei più giovani, la fedeltà all’amore e la perseveranza nell’amore è ciò che maggiormente segna i cuori dei più adulti. Ed è su questo aspetto fondamentale della vita che il Signore Gesù viene interrogato dai farisei sulla liceità di ripudiare «la propria moglie» (Mc 10,2). La risposta del Signore non riporta l’attenzione ai motivi che indurrebbero ad abbandonare il proprio compagno di vita, ma invita a dare uno sguardo diverso e ripartire «dall’inizio della creazione» (10,6), che è un modo per significare anche l’inizio dell’amore. È dall’inizio che bisogna ricominciare ed è all’inizio di ogni amore che bisogna saper ritornare per fare memoria di ciò che ha acceso il desiderio e la speranza di poter condividere la vita e questo non solo, come ci ricorda il Siracide, «quando gli fa comodo» (Sir 6,8) ma pure «nel giorno della tua sventura» (6,10). E quale sventura più grande che smarrire il fuoco dell’amore sentendolo languire nel proprio cuore o vederlo raffreddare nel cuore dell’altro? Davanti a tutto ciò rimane sempre valido l’avverbio fondamentale di ogni scelta umana e umanizzante: liberamente! Si tratta, infatti, di non accontentarsi di nascondersi dietro la maschera del «lecito» (Mc 10,2) per venire allo scoperto di ciò che si sceglie di volere ancora più liberamente perché, di certo, più consapevole. Senza mai dimenticare che consapevolezza e sofferenza sono unite in matrimonio!
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